Vorrei provare ad esprimere un concetto difficile da spiegare, perchè non so se riuscirò a trovare le parole giuste...
Allora: ho deciso di dare ciò che non ho avuto. O meglio, di dare ai bambini, ciò che mi è mancato quando ero piccola, ovvero qualcuno che li aiuti a capire che emozioni provano e quali sono le cause di queste emozioni e reazioni...
Faccio un esempio: sabato scorso sono andata ad una festa di compleanno di un bimbo di 4 anni e ho giocato insieme ai suoi amici, piccoli come lui.. ad un certo punto il festeggiato mi corre incontro, affannato e con le lacrime agli occhi dicendomi che si era rotta la pistola nuova di plastica.
Allora gli ho chiesto " Piangi per il gioco? non ti preoccupare che si può aggiustare con la colla". E lui mi ha detto " no , non piango per quello" e io " allora per cosa??" "non so bene" mi ha risposto...

Ok è un esempio un po' scarso, ma quello che voglio dire è che, soprattutto quando si cresce, non si è ben in grado di capire quali sono le emozioni che sentiamo, perchè abbiamo certe reazioni...hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a capire, che gli spieghi bene le dinamiche della situazione scomoda e che gli stia vicino.
I bambini non devono essere lasciati soli nel loro dolore o rabbia.
Io, fin dall'età di 9 anni, non sono mai riuscita a confidarmi con un'amica perchè ero abituata, e in parte lo sono ancora adesso, a tenermi tutto dentro, a non parlare delle mie emozioni...è così le cose che ritenevo troppo "private" sono state dentro di me, e facevano solo un tragitto: tavola e stanza da letto, dove mi chiudevo ad ascoltare la musica. E rimurginavo su ciò che mi succedeva a scuola, su qualche presa in giro dai compagni di classe, sugli allenamenti di pallavolo, sui litigi così facili con i miei genitori, con la voglia di evadere...e invece si faceva sempre più stretto.
Le emozioni le inglobavo dentro di me e dentro una stanza.
Sarà per questo che ora non vedo più la mia stanza come un rifugio?
Non so.
Vi abbraccio forte