Questa mattina mi sono trovata in una situazione che ha confermato quanto la società sia malata, quanto i media e il mondo dello spettacolo possa influenzare le menti delle persone e portarle alla malattia.
Ero in Piazza dei Signori a Padova, vicino alla mia sede universitaria. Ero seduta tranquilla sui gradini di un palazzo aspettando il bus per tornare in collegio. Si avvicinano un gruppo di ragazzine che avranno avuto 16 anni circa; due di loro stavano mangiando e una dice alle sue amiche " ragazze ieri mi sono pesata e ho perso tre chili. Ecco perchè oggi posso mangiare questo mega panzerotto alla nutella. Se no con il cavolo. Però ho perso peso. Figo no?".
E fu così che calò il silenzio. E insieme mi caddero anche le braccia.
Penso che la mia mimica facciale in quel momento sia stata al top. Mi è venuto spontaneo guardare i fisico di quella ragazza: era un figurino, stretta in quei pantaloni aderenti taglia "inesistente".
Una di loro allora risponde: " Anche io sono a dieta! non mangio più carboidrati! E bevo tantissime tisane drenanti".
E fu così che mi alzai e decisi di aspettare il bus in piedi, perplessa per queste frasi senza senso.
Ma perchè poi mi devo stupire?
Ci troviamo nella società dell'apparire, questi discorsi sono all'ordine del giorno. Perfino le farmacie fanno a gara per vendere beveroni magici per perdere peso o creme snellenti. Altro che salute, ormai si pensa solo più all'estetica, al denaro, alla moda.
Esistono poi quelli che si chiamano disturbi alimentari; quelle malattie mentali a volte letali.
Perchè tutto comincia con una dieta, una semplice dieta che si trasforma in una gabbia, in un incubo, un vortice nero. E allora, forse in quel momento, molte persone e società dovrebbero iniziare a porsi delle domande.
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venerdì 24 giugno 2016
Citazioni e perplessità
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martedì 21 giugno 2016
La sfida è questa: provare a cambiare
Controllo. Parola chiave nei disturbi alimentare.
Il controllo nasce da una paura, la paura che qualcosa sfugga dal controllo
Questo controllo non ha un fine, si arriva ad un punto in cui il controllo ti controlla, sembra riempire quel vuoto che provi dentro di te, ma poi non basta mai.
E' come un circolo vizioso: il super-io che è maniaco abbassa l'autostima, più tu ti ritiri dal mondo, più lui ti ripete che lo fai per essere al top, per diventare migliore, per avvicinarti sempre più verso quella perfezione tanto ambita.
Ci si abitua talmente a controllare gli aspetti della propria vita che tutto diventa una trappola, non ci si ricorda perchè lo si ha fatto la prima volta. Funziona così nelle dipendenze, il ricordo di quando tutto ebbe inizio è sfocato.
La sfida è questa: provare a cambiare, sperimentare, fare le cose in un altro modo. Proviamoci.
Ne vale la pena, ne vale la vita.
Dobbiamo smentire le idee che ci tengono radicate alla malattia.
Non è facile, ma non siamo sole. Chiediamo aiuto: non bisogna avere paura di disturbare perchè anche noi abbiamo un posto nel mondo.
Un abbraccio
Faby
Il controllo nasce da una paura, la paura che qualcosa sfugga dal controllo
Questo controllo non ha un fine, si arriva ad un punto in cui il controllo ti controlla, sembra riempire quel vuoto che provi dentro di te, ma poi non basta mai.
E' come un circolo vizioso: il super-io che è maniaco abbassa l'autostima, più tu ti ritiri dal mondo, più lui ti ripete che lo fai per essere al top, per diventare migliore, per avvicinarti sempre più verso quella perfezione tanto ambita.
Ci si abitua talmente a controllare gli aspetti della propria vita che tutto diventa una trappola, non ci si ricorda perchè lo si ha fatto la prima volta. Funziona così nelle dipendenze, il ricordo di quando tutto ebbe inizio è sfocato.
La sfida è questa: provare a cambiare, sperimentare, fare le cose in un altro modo. Proviamoci.
Ne vale la pena, ne vale la vita.
Dobbiamo smentire le idee che ci tengono radicate alla malattia.
Non è facile, ma non siamo sole. Chiediamo aiuto: non bisogna avere paura di disturbare perchè anche noi abbiamo un posto nel mondo.
Un abbraccio
Faby
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lunedì 20 giugno 2016
Istanti colorati di una vita caotica
Eccomi!
Buongiorno people!
Domanda essenziale: quali sono stati gli istanti di vita di cui ho potuto godere grazie a questo mio fisico " normale"?
Prenderei in esame gli ultimi due mesi... perchè?
Perchè a inizio anno ho avuto una butta ricaduta. Avevo perso parecchio peso, tanto che la responsabile della casa di cura dove sono stata ricoverata lo scorso anno voleva ricoverarmi di nuovo. Ma io mi sono imposta di riprendermi da sola; l'ho fatto per diversi motivi: perchè dentro di me una vocina mi diceva che ne sarei stata in grado, facendo leva sulla grande importanza che ha per me l'università, per il mondo di bene che voglio a tutta la mia famiglia, per la fiducia che mi sono dovuta sudare per trasferirmi in Veneto e perchè confesso che il ricovero è un luogo quasi idilliaco, dove tutti ti capiscono e il ritorno alla realtà è una vera mazzata sui denti, cosa che non vorrei rivivere.
Ho ricordi bellissimi del ricovero e vorrei che rimanessero solo quelli.
Quindi... piano piano mi sono rialzata e la fatica è stata enorme, ho dovuto accettare i miei limiti, attestare ed accettare che fisicamente stavo a pezzi: solo andare a lezione per me era una fatica disumana, tornavo in collegio incapace di aprire ancora un libro per la stanchezza...
Ho assaporato vita quando sono uscita la sera con alcune ragazze del collegio per sentire una band che faceva una cover di Vasco e Ligabue e mi sono trovata in prima fila a ballare e cantare con tutta la mia voce le canzoni che conoscevo. Ridevo, mi divertivo, ero leggera, nonostante quei leggins troppo stretti e la maglia larga per nascondere il ventre gonfio... ma chi ci pensava in quel momento?
E' stata vita quando dopo una pizza con amiche, ci siamo ritrovate a dividerci una vaschetta di gelato ricordandoci di quanto è dura la vita da studente durante le sessioni di esami. Ho mangiato gelato, non so quanto, ma era forse normale? o meglio così buffa come scena.
Ho vissuto al compleanno di mio nipote A. quando dopo aver cenato e mangiato una fetta di torta, mi sono ritrovata a giocare a fresbee con altre persone e a pallone con entrambi i miei nipoti.
Ho vissuto quando sono andata a mangiare una pizza in compagnia dei miei genitori e non è mai calato il silenzio a tavola, perchè di solito accade quando sono presa dai miei pensieri catastrofici su calorie e robe varie... e soprattutto ho mangiato in mezz'ora e non in un'ora com'era solito mio fare seguendo i dettami del dittatore dentro la mia testa.
E' vita ascoltare musica, quella passione che avevo abbandonato da anni perchè fonte ansiogena. E' vita guardare un film con amiche o con la mia mamma.
Ho festeggiato compleanni, e ne ho evitati altri. Per paura, per questioni legate al cibo, all' ingrassare e al peso. Ne sono consapevole, a volte scappo dalle situazioni perchè ho imparato a sentire quando sono davvero in pericolo e quindi cerco di tutelarmi, a volte rinunciando; e la rinuncia fa male ma non sono ancora così forte ed elastica da non avere più ostacoli. A volte la rinuncia e l' evitamento sfociano in comportamenti malati, come abbuffate, sensi di colpa, solitudine, tristezza, senso di non appartenenza.
Ma sono umana e ho ancora tante cose su cui lavorare. Ci sono ancora molti aspetti della malattia da debellare. Il percorso è ancora lungo, ma intanto a volte la vita mi illumina e io a braccia aperte la accolgo.
VORREI ESSERE VITA. VORREI ESSERE VIVA.
Buongiorno people!
Domanda essenziale: quali sono stati gli istanti di vita di cui ho potuto godere grazie a questo mio fisico " normale"?
Prenderei in esame gli ultimi due mesi... perchè?
Perchè a inizio anno ho avuto una butta ricaduta. Avevo perso parecchio peso, tanto che la responsabile della casa di cura dove sono stata ricoverata lo scorso anno voleva ricoverarmi di nuovo. Ma io mi sono imposta di riprendermi da sola; l'ho fatto per diversi motivi: perchè dentro di me una vocina mi diceva che ne sarei stata in grado, facendo leva sulla grande importanza che ha per me l'università, per il mondo di bene che voglio a tutta la mia famiglia, per la fiducia che mi sono dovuta sudare per trasferirmi in Veneto e perchè confesso che il ricovero è un luogo quasi idilliaco, dove tutti ti capiscono e il ritorno alla realtà è una vera mazzata sui denti, cosa che non vorrei rivivere.
Ho ricordi bellissimi del ricovero e vorrei che rimanessero solo quelli.
Quindi... piano piano mi sono rialzata e la fatica è stata enorme, ho dovuto accettare i miei limiti, attestare ed accettare che fisicamente stavo a pezzi: solo andare a lezione per me era una fatica disumana, tornavo in collegio incapace di aprire ancora un libro per la stanchezza...
Ho assaporato vita quando sono uscita la sera con alcune ragazze del collegio per sentire una band che faceva una cover di Vasco e Ligabue e mi sono trovata in prima fila a ballare e cantare con tutta la mia voce le canzoni che conoscevo. Ridevo, mi divertivo, ero leggera, nonostante quei leggins troppo stretti e la maglia larga per nascondere il ventre gonfio... ma chi ci pensava in quel momento?
E' stata vita quando dopo una pizza con amiche, ci siamo ritrovate a dividerci una vaschetta di gelato ricordandoci di quanto è dura la vita da studente durante le sessioni di esami. Ho mangiato gelato, non so quanto, ma era forse normale? o meglio così buffa come scena.
Ho vissuto al compleanno di mio nipote A. quando dopo aver cenato e mangiato una fetta di torta, mi sono ritrovata a giocare a fresbee con altre persone e a pallone con entrambi i miei nipoti.
Ho vissuto quando sono andata a mangiare una pizza in compagnia dei miei genitori e non è mai calato il silenzio a tavola, perchè di solito accade quando sono presa dai miei pensieri catastrofici su calorie e robe varie... e soprattutto ho mangiato in mezz'ora e non in un'ora com'era solito mio fare seguendo i dettami del dittatore dentro la mia testa.
E' vita ascoltare musica, quella passione che avevo abbandonato da anni perchè fonte ansiogena. E' vita guardare un film con amiche o con la mia mamma.
Ho festeggiato compleanni, e ne ho evitati altri. Per paura, per questioni legate al cibo, all' ingrassare e al peso. Ne sono consapevole, a volte scappo dalle situazioni perchè ho imparato a sentire quando sono davvero in pericolo e quindi cerco di tutelarmi, a volte rinunciando; e la rinuncia fa male ma non sono ancora così forte ed elastica da non avere più ostacoli. A volte la rinuncia e l' evitamento sfociano in comportamenti malati, come abbuffate, sensi di colpa, solitudine, tristezza, senso di non appartenenza.
Ma sono umana e ho ancora tante cose su cui lavorare. Ci sono ancora molti aspetti della malattia da debellare. Il percorso è ancora lungo, ma intanto a volte la vita mi illumina e io a braccia aperte la accolgo.
VORREI ESSERE VITA. VORREI ESSERE VIVA.
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domenica 19 giugno 2016
Questa pagina mi appartiene, ricomincio da qui
Mi fa uno strano effetto tornare su questo blog... recentemente mi sono raccontata su un secondo blog: http://goccedimemoria-pulce.blogspot.it , ma non mi sono sentita a casa, ho sentito che quella pagina non mi apparteneva, non era mia. Invece quì, nonostante siano passati anni, a rileggere i miei post mi emoziono, mi fanno rivivere situazioni, momenti belli e brutti...
Adesso sono cresciuta, non sono più la Faby di tre anni fa, sono cambiata e meno male.
Se vi chiedete se sono uscita da questo tunnel buio dei dca, la risposta è no, non ancora, ma è cambiato il modo in cui lo vivo.
Frutto di un percorso in una clinica privata per la cura dei disturbi alimentari? può essere. Ma non bastano solo le cure.
Ho cambiato stile di vita, città, aria. Adesso sono un'universitaria, vivo a Padova, studio, seguo corsi, sostengo esami. Faccio fatica a concentrarmi, vivo con il pensiero del cibo, ma almeno provo a vivere. A volte cado, mi faccio male e tanto, mi permetto di piangere e poi mi rialzo.
Il mio corpo dopo anni di carestia ha deciso di farsi sentire prepotentemente, richiede cibo. A vedermi ora sembro una normalissima ragazza di 22 anni senza nessun problema, il mio corpo non parla più, non urla più quel dolore, anche se nella mia testa continua a permanere. Come risolvere questa ambivalenza?
Ogni settimana ho una bravissima psicologa pronta ad ascoltarmi, sostenermi e ogni tanto sgridarmi. Ogni tre settimane ho una dietista pronta a rispondere ai miei dubbi e ogni due mesi ho una visita con una delle psichiatre più brave nel campo.
Tutto questo è necessario ma non basta per guarire.
Oggi com'è il mio rapporto con il cibo?
Sento fame, magio e forse a volte un po' troppo... ho qualche abbuffata. Qualche giorno restringo un pochino, sapendo però che questo porta ad abbuffarmi. E allora sto cercando un equilibrio che devo ancora trovare. Ci sono tanti cibi che vorrei mangiare ma non riesco ancora a permettermeli. Mentre altri sono rientrati nella mia alimentazione. Il prezzo da pagare?
L'aumento del peso. L'accettazione di sè. Quest'ultima ancora non riesco ad accettarla, ma non bisogna tornare indietro, e allora procedo, PERCHE' LA VERA CONQUISTA SONO ISTANTI DI VITA.
Cos'è cambiato da due anni fa?
Quali sono stati i momenti di vita più belli che ho vissuto?
A queste domande risponderò nella prossima puntata ;-)... non voglio annoiarvi con post troppo lunghi.
Un abbraccio
Fabiana
Frutto di un percorso in una clinica privata per la cura dei disturbi alimentari? può essere. Ma non bastano solo le cure.
Ho cambiato stile di vita, città, aria. Adesso sono un'universitaria, vivo a Padova, studio, seguo corsi, sostengo esami. Faccio fatica a concentrarmi, vivo con il pensiero del cibo, ma almeno provo a vivere. A volte cado, mi faccio male e tanto, mi permetto di piangere e poi mi rialzo.
Il mio corpo dopo anni di carestia ha deciso di farsi sentire prepotentemente, richiede cibo. A vedermi ora sembro una normalissima ragazza di 22 anni senza nessun problema, il mio corpo non parla più, non urla più quel dolore, anche se nella mia testa continua a permanere. Come risolvere questa ambivalenza?
Ogni settimana ho una bravissima psicologa pronta ad ascoltarmi, sostenermi e ogni tanto sgridarmi. Ogni tre settimane ho una dietista pronta a rispondere ai miei dubbi e ogni due mesi ho una visita con una delle psichiatre più brave nel campo.
Tutto questo è necessario ma non basta per guarire.
Oggi com'è il mio rapporto con il cibo?
Sento fame, magio e forse a volte un po' troppo... ho qualche abbuffata. Qualche giorno restringo un pochino, sapendo però che questo porta ad abbuffarmi. E allora sto cercando un equilibrio che devo ancora trovare. Ci sono tanti cibi che vorrei mangiare ma non riesco ancora a permettermeli. Mentre altri sono rientrati nella mia alimentazione. Il prezzo da pagare?
L'aumento del peso. L'accettazione di sè. Quest'ultima ancora non riesco ad accettarla, ma non bisogna tornare indietro, e allora procedo, PERCHE' LA VERA CONQUISTA SONO ISTANTI DI VITA.
Cos'è cambiato da due anni fa?
Quali sono stati i momenti di vita più belli che ho vissuto?
A queste domande risponderò nella prossima puntata ;-)... non voglio annoiarvi con post troppo lunghi.
Un abbraccio
Fabiana
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Forza,
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