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giovedì 28 febbraio 2013

quella pagella scolastica di Faby

Guardo la mia pagella scolastica dello scorso anno... media dell' 8.75... tanti nove e otto. Penso a tutto quello che si celava dietro, dalle mie crisi isteriche perchè non riuscivo a studiare perchè avevo fame, dalle lezioni ripetute almeno cinque volte a mia madre per essere sicura di aver studiato tutto, fino ai minimi particolari, perchè dovevano essere perfette. E poi, immancabilmente, qualcosa mi sfuggiva...
E poi c'erano le competizioni sui voti che alcune mie compagne facevano con me, e io, come una scema, mi impuntavo e reagivo alla loro provocazione. E questo mi dava ancora più stress... arrivavo a casa e piangevo, perchè non ne potevo più di tutto, del cibo, della scuola, dei voti... non vedevo l'ora che finisse quell'inferno per cominciare a stare meglio.
Ma finita la scuola niente andò meglio...anzi tutto giocò a favore della mia parte ingannatrice.

Penso alla pagella di quest'anno scolastico, soprattutto per quanto riguarda il primo quadrimestre.tre non classificati. E voti tutti tra sei e sette, forse due otto . Non sembra la mia pagella. Eppure è così. Devo accettarlo.
Ieri sono andata in crisi totale, per me esiste ancora una Faby che deve essere ottima studentessa,  perfetta, e invece ora non sono più cosi....dovrei studiare ma non riesco a causa di stanchezza, poca concentra,  altri pensieri sintomatici e medicinali.
Perchè poi razionalmente mi rendo conto che voglio solo uscire da quella maledetta scuola e prendere quello staccio di diploma, ma la mia parte razionalista continua a martellare sulla perfezione, sui bei voti, sulla buona media scolastica.
Scuola, scuola, scuola. Perchè esisti???
Perché ti ho scelta?
Forse perché quando ti ho scelta ero troppo piccola per capire veramente quello che volevo fare nella vita, e così,  come molte altre volte, ho lasciato che fossero le altre persone adecidere per me.
Ma ora le decisioni le prendo io.

mercoledì 27 febbraio 2013

ahiii che sono scivolata

Mi hanno pesata... ho perso qualche etto...
"Essere o non essere,  questo è il problema". Questo è il dubbio che si faceva Shakespeare.
Il mio problema è " come e chi devo essere?", sono ancora un po' indietro rispetto al grande tragediografo inglese... Comunque, parentesi chiusa, mi hanno pesata e ho visto il numero sulla bilancia scendere.  Ho provato diverse emozioni:

  • Rabbia
  • Delusione
  • Sconfitta
  • Fallimento
  • Adrenalina
  • Sconfitta
  • Vittoria
Sconfitta e vittoria. Emozioni che stanno agli antipodi. Emozioni legate al sintomo, alla spaccatura che ho dentro.
Forse mi sto smarrendo...forse mi sono già smarrita. Forse ho lasciato si che la mia immagine riflessa dallo specchio mi ingannasse e mi guidasse verso le strade più scure.
E quindi?
Ora mi devo rimettere in carreggiata, recuperare quella buona parte di me e ricominciare ad andare avanti... mi sento un po' come un'onda che sbatte più volte verso lo scoglio dell'anoressia, dei problemi,  ma poi ritorna indietro , per poi sbatterci di nuovo contro. Un andare avanti e indietro continuo; tutto questo moto è mosso da tanta paura.
Con tutti i post che ho scritto dove ho ripetuto più volte che bisogna essere forti per sconfiggere questa bestia, che non si deve dare corda alla malattia...ecco che alla fine  una scivolata sul ghiaccio l 'ho fatta anche io. E mi sono fatta male si,  forse avrò ritardato tutto il mio percorso?
Sono caduta, mi rialzo, ci riprovo e se fallisco, ci riproverò di nuovo. Tutta la forza di volontà che in passato ho usato per perdere peso, adesso la devo impiegare per recuperare almeno un po' di quel peso.
La forza c ' è , devo solo utilizzarla in un modo diverso, in modo proficuo.

martedì 26 febbraio 2013

Una nuova parola nel mio dizionario "GRUPPO"

Eccomi come sempre quà... nel mio spazio.
Purtroppo, per me, provo di nuovo quella sensazione di fame durante tutta la giornata; anche quando finisco di pranzare o di cenare, non mi sento sazia, continuo ad avere fame...un po' come succedeva un mese e mezzo fa...
lo so che non è vera fame, che si tratta di fame nervosa, di fame d'amore, di voglia di volermi e volere bene. Ma questo mi manda di nuovo in crisi... è sempre la solita storia che si ripete. Adesso vado avanti a litri di tisane e caffè bollenti per ingannare il mio stomaco e placare quel senso di vuoto, di fame...e mi chiedo quando tutto questo finirà?
Ho un sogno per il futuro: guardare al passato, ricordare questo lasso di tempo malato, e poter tirare un vero sospiro di sollievo perchè ormai è tutto passato... perchè ormai ho imparato a convivere con la malattia. E aspetto questo momento, lo aspetto forse da due anni.
"Lo aspetto" è passivo, forse dovrei dire " è da due anni che cerco di raggiungere questo obiettivo". Nulla si fa da sè. Non possono cambiare le cose se noi non cambiamo la nostra predisposizione nei confronti si esse.

Adesso in dh siamo in otto ragazze, il numero massimo che si può raggiungere, e sono contenta... il gruppo si allarga.
"gruppo" , per la prima volta nella mia vita mi sento veramente di appartenere ad un gruppo...è una sensazione molto bella, per una volta mi sento a mio agio a parlare, a scherzare, a dire la mia idea . Non mi sento di troppo, anzi mi sento parte del gruppo.
"Gruppo" questa parola mi fa venire i brividi... è una parola bellissima. Infatti aspetto con ansia l'uscita programmata per giovedì pomeriggio... ci fermiamo a Torino e andremo a fare un giro non so ancora dove, ma non mi importa, l'importante per me è stare con le altre ragazze. Sono anche loro che mi danno la forza per andare avanti, sono loro che mi consolano e mi abbracciano dopo ogni gruppo di terapia, sono loro che mi ascoltano quando qualcosa non va, sono anche loro che mi accompagnano in questa percorso, che mi sostengono e che continuano a vedermi forte, quella forza che in me non riesco a cogliere. Sono solo loro che conoscono le parti più intime dei miei pensieri e del mio carattere, e viceversa.
Grazie ragazze

lunedì 25 febbraio 2013

mettersi in discussione

Quattro mesi di day hospital... come passa veloce il tempo, mi sembra impossibile.
Quattro mesi di corse da Alba a Torino e viceversa. Ma non mi sembra vero.
Sono a più della metà del mio percorso, quanti passi fatti, sia in avanti che in indietro... quante titubanze superate, e quante paure ancora da affrontare.
Sono stati quattro mesi duri, difficili, piacevoli e sereni, quattro mesi ricchi di emozioni. Ci sono stati alcuni giorni in cui avrei voluto dire " basta, mollo tutto, non ne posso più, voglio che mi lasciate stare", ma il giorno dopo tutto cambiava già colore.
Eh sì, è così. A nessuno fa piacere quando vengono fatti notare i propri difetti, i propri punti deboli su cui lavorare. All' inizio si preferisce rimanere ciechi davanti a questi punti dolorosi, sono troppo brutti e difficili da affrontare, perché non si vuole nemmeno accettare che siano comportamenti sbagliati. Ma poi, con il passare dei giorni, tra riflessioni e riflessioni, si iniziano a digerire quelle dure parole dette dalle psico e si accetta di guardare in faccia i problemi e fare i conti con i fantasmi passati, con le situazioni rimosse e schiacciate in chissà che parte della nostra memoria.
Ed ecco che i ricordi tornano a galla, salgono piano piano, li senti attraversare il tuo corpo, dallo stomaco fino alla testa, e si iniziano a provare emozioni e a porsi interrogativi, forse troppi.
Ed è in mezzo a tutte queste domande che bisogna andare avanti, continuare a lottare, senza sapere se si porterà a casa una vittoria , una sconfitta o una parità.
Ma lottare è l'unica possibilità per uscire dalla malattia, non arriva una mano dal cielo a tirarti fuori dal baratro. Se fosse così facile chiederei anche solo mezza mano, per il resto faccio da sola .

domenica 24 febbraio 2013

volevo...

Volevo la perfezione, e ho guadagnato il malessere interiore...
Volevo la felicità,  e ho guadagnato una prigione infelice...
Volevo essere attraente,  e sono diventata un masso di ossicine...
Volevo andare bene a scuola, e ho raggiunto l 'ossessione del dovere....
Volevo essere importante per alcune persone, e ho acquistato solo la loro pena e imbarazzo nei miei confronti...
Volevo essere vista ma mi sono ridotta a chiudermi nel mio caldo rifugio, ovvero casa mia...
Volevo dimagrire e ho guadagnato la malattia...
Volevo parlare e fare sentire la voce e invece ho parlato in silenzio con il corpo...
Volevo essere all' altezza delle altre ragazze della mia età e non ho nemmeno avuto la possibilità di confrontarmi perché io non ero come loro, io sono sempre stata reputata da me stessa inferiore, fino a quando non avessi raggiunto il peso da me voluto e quindi essere giusta...
Volevo essere una pecora bianca  del gregge, ma ho guadagnato solo l 'esclusione.

Volevo trovare una Fabi che andasse bene agli altri... e ho guadagnato il fatto di non sapere nemmeno chi sono senza avere a fianco la malattia....
 Ho guadagnato niente dall' anoressia. Solo inganni e problemi, rabbia e controllo, solitudine e dolore .

sabato 23 febbraio 2013

perché un blog?

Perché ho creato questo Blog?
Dopo alcuni mesi dall'apertura di questo blog, ho trovato giusto e necessario spiegare perché ho creato questo spazio di mondo virtuale.
Per diversi motivi, ed è volto a superare il pregiudizio che l 'anoressia è solo un capriccio  o un semplice problema che tende a risolversi in tempi brevi se la persona che ne è affetta vuole veramente guarire.. .
È il mio spazio per sfogare la mai rabbia, per condividere le mie vittorie e sconfitte. È un mio spazio, ma anche vostro,dove,  per chi è interessato, può provare ad entrare nella malattia vista dall,' esterno ovvio,  ma raccontata in prima persona,  da una ragazza che sta facendo a pugni con questa bestia perché non la vuole più nella sua vita.
Quando l 'ho aperto,  avevo la speranza di riuscire anche ad aiutare altre persone che condividono il mio stesso problema,  facendole sentire non sole nella loro battaglia. Perché infondo è il gruppo e l 'unione che fa la forza.
In più il mio scopo era anche quello di evitare che persone, ragazze e ragazzi , entrino nel mondo della malattia...
Ma soprattutto lo vedo come uno spazio per parlare, per poter condividere con voi le mie idee, le mie riflessioni, i miei problemi, la mia testimonianza,  uguale a tante altre ma diversa dalle altre, perché ogni storia ha il suo inizio, il suo percorso e la sua fine...
Il blog è ciò che mi ha riempito molti spazi e tempi vuoti; all' inizio pretendevo che ogni mio post fosse perfetto, che ogni post fosse una perla di saggezza. E invece ora mi sento libera di scrivere ciò che mi passa per la testa, da pensieri ridicoli, tristi, felici, negativi e positivi...
Insomma in queste pagine c 'è la vera Faby.
Con affetto

venerdì 22 febbraio 2013

il mondo è caduto

Il mondo è caduto,  e io sono rimasta sotterrata dalle sue macerie; non riesco a muovermi,  non riesco a trovare la forza di rialzarmi.
Avevo fatto progetti per il mio futuro, e con semplici e chiare parole,  mi sono stati smontati questi progetti. Mi vedevo libera, un po' più sollevata dal peso della vita.
E invece ora è tornato tutto come prima, il senso del dovere e dello studio è stato risvegliato dal suo letargo durato due settimane. Due settimane di sorrisi spontanei,  due settimane di sogni a occhi aperti.
Il pensiero di non dover pensare alla scuola e allo studio per un anno mi tranquillizzava, ma come mi hanno detto, non è sano rimandare la scuola solo per l 'ansia.
Però loro non capiscono cosa voglia dire studiare e mentre pensare in modo ossessivo al cibo, alle calorie ingerite, ai cibi proibiti. Loro non capiscono che prendendo certi medicinali la concentrazione,  scusatemi il termine, ma va  a farsi fottere.
Non mi sento capita.
Certo, pensare che quest 'anno di scuola possa essere l 'ultimo mi crea una fonte di adrenalina, ma pensando alla fatica che ho fatto fino ora a portare avanti due percorsi, mi viene da gettare tutto giù dalla finestra. Chi me lo fa fare? Il mio giudice interiore?
Mi chiedo, come è possibile recuperare un intero quadrimestre perso e intanto preparare tesina e studiare il secondo quadrimestre? Certo, due mesi e mezzo di fatica assurda, ma per cercare di prendere il diploma.
E se poi non passo l ' esame?
Fatica sprecata e tempo per la guarigione pure.
Non so che fareeeeeeee.

giovedì 21 febbraio 2013

Vorrei lo sport

Per me non esistono giornate di riposo, ogni giorno deve avere un fine e un compito da portare a termine . Non sono capace a dire " oggi mi rilasso perché sono sei giorni che corro come una pazza" . No il riposo non mi è permesso. Ma chi me lo deve dare il permesso? Io ovvio.
Se passo una giornata a fare poco o niente, mi sento una nullità, sento di aver sprecato una giornata che nessuno mi restituirà. Mi sento inutile, perché vivere senza un fine?
Ma paradossalmente non cerco qualcosa di semplice per riempire quei vuoti, non mi serve la lettura, non mi serve guardare un film, ho bisogno di qualcosa di più emozionante, qualcosa che mi dia una scrollata.
A volta ho voglia di prendere un pallone in mano e fare due tiri, a calcio, a basket, a pallavolo, non importa, ma voglio correre, sfogarmi. E invece sono costretta a stare il più possibile  a riposo, se no poi in day hospital mi fanno il cazziatone; non mi posso ancora permettere di fare sport, e la cosa mi crea tanta rabbia da una parte, ma quasi mi rassicura dall' altra. Perché per me il muovermi ormai aveva solo più un fine, quello di bruciare calorie: tutto serviva, dall' andare a raccogliere la frutta, al lavorare al bar, a stendere le robe, a passeggiare . Il fine era uno solo , smaltire quelle calorie.
E ho paura di ricadere in quel circolo, forse è per questo che fare niente durante la giornata mi fa arrabbiare e sentire una nullità, perché c'è una parte dentro me che vorrebbe muoversi per seguire le idee del sintomo.
Ma sto cercando di vedere lo sport come divertimento e non come attività per bruciare. È difficile ma possibile . 

mercoledì 20 febbraio 2013

ce l ' ho fatta !

Ogni volta che in day devo salire su quella bilancia mi prende il magone... ci salgo sopra piano,  quasi come se facendo così rilevi meno peso... sono secondi che sembrano eterni. Poi compare il numero...meno male che ogni tanto mi pesa l' infermiera preferita, che mi calma e consola sia quando perdo sia quando prendo qualche etto.
E questa settimana ho raggiunto un peso tanto temuto. Avevo paura di leggerlo, ma non ho potuto farne a meno.
Era lui. Li,  stampato sullo schermo della bilancia.
Sono aumentata, di tanto in poco tempo,  senza abbuffarmi, seguendo sempre il solito schema alimentare.  È questo che non comprendo.
Sarà perché non ho più lo stress per la scuola, sarà perché sono stata troppo seduta... sarà perché?  Non ho più idee.
Va beh. Finiamo il discorso peso, che dopo un po' diventa noioso...

Scriviamo cose positive! Piano piano sto uscendo e sto scoprendo cosa vuol dire stare bene con altre persone. Ad esempio quando, lunedì, sono andata a giocare a bowling e poi a casa di una compagna del day , sono stata davvero me stessa e mi sono divertita.
Ho giocato a scoppiare i palloncini in piazza,  ho urlato, riso in quella piazza fregandomene di chi mi guardava.  Quando giocavo a bowling saltavo, facevo la cretina quando non beccavo nemmeno un birillo. Ero leggera, ero contenta, anche se un po ' nostalgia di casa la sentivo... e poi la sera dopo cena abbiamo guardato un bel film sotto le coperte e poi a nanna in tre in un letto. Io sono crollata. Ero stanca ma soddisfatta,  perché finalmente sono riuscita a rompere la mia routine quotidiana.
Ero me stessa. Ero Faby, ancora malata certo, ma il più normale possibile.
Se adesso ci penso mi viene da sorridere perché ce l 'ho fatta!

martedì 19 febbraio 2013

odio e amo

Le lacrime scendono ininterrottamente.  Me ne frego delle persone che incontro per la strada e  fissano il mio viso sporcato dal trucco colato. Non mi interessa neinte, so solo come mi sento.
E se tornssi indietro?
Non sono piu nussuno ormai, senza anche solo una parte della malattia, mi sento niente, trasparente, una ragazza senza età.... un fantasma che girovaga per le vie, con passo lento e smarrito. 
Non so chi sono, non mi ricordo come ero. So solo come sono ora.
Sono valutata dal giudice più severo che io conosca: me stessa. Mi ha reputata una fallita perché, seppur volendo e provandoci anche, non sono più capace a restringere sull'alimentazione.  Magari voi pensate che sia positivo, ma per me non lo è....mi sento sconfitta, senza controllo e pronta a cadere nell'altra faccia della medaglia.
Sono terrorizzata da me stessa. Ho paura della malattia,  nonostante mi giri in testa il pensiero di tornare indietro.
Ma non lo faro, per me e per chi mi vuole bene . Per tutta la fatica e i sudori che ho impiegato per arrivare a questo punto, per iniziare a risalire, per sconfiggere questa malattia.
Odio e amore, ecco cosa provo per Lei....
E senza farlo apposta questi sentimenti mi fanno tornare in mente una poesia di Catullo, grande autore latino.... che diceva :


Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Traduzione: 
(Ti) Odio e (ti) amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e per questo mi tormento.



lunedì 18 febbraio 2013

ma che giornata!

Invisibile.
Parlo ma le mie parole non si sentono, non vengono ascoltate.
Lo immaginavo, mi ero preparata a quest'eventualità, a questa situazione. Nonostante i vari preparativi psicologici, con i miei curanti, continuo a rimanerci male, sento di nuovo il topo rodermi dentro allo stomaco. Quel topo maledetto, forse portato da un sentimento di invidia e rabbia. Non mi vergogno di dire di essere invidiosa, l'invidia è un' emozione che proviamo tutti e a tutte le età, non è segno di debolezza...
 Tolta questa parte di invisibilità, oggi mi aspetta una giornata molto moltissimo particolare... ho finito il day hospital, e ora, con tutte le ragazze andiamo al 45 a festeggiare una mia compagna che ha finito il suo percorso, quindi dovrò uscire.
Dopo mangerò a casa di una mia amica e dopo andremo a bere qualcosa , sempre a Torino. E alla fine dormo a casa della mia amica ... stravolgo la mia solita routine...ma di tanto! La cosa mi agita parecchio, e dormire fuori casa e da anni che non mi succede, quindi posso dire di essere stra felice e stra agitata nello stesso momento!
Intanto, non ho ancora scritto che, mia sorella, quella che vive alle Canarie, è tornata a casa per tre settimane! Cambiamenti, tanti tanti. Però anche riguardo a ciò ho affrontato una grande prova: ho chiesto a mia sorella di dormire in salotto e non nella mia stanza, dove ovvio il posto c'è. È stato difficile, perché io non riesco mai a dire le mie opinioni e idee, ma sta volta ce l'ho fatta. Mi immaginavo arrabbiature da parte di mia mamma e avevo il terrore di ferire mia sorella, e invece non è stato così, è andato tutto bene...

Buona giornata a tutti !

domenica 17 febbraio 2013

vorrei una vita vissuta!

Quattro anni persi dietro la malattia, quattro anni non recuperabili. Ma una vita davanti da vivere.
L'anoressia mi ha fatto forse preso gli anni più belli della vita, quando tutti mi chiedevano "quanti anni hai?" Alla mia risposta le altre persone mi dicevano " che bella età che è quella", e tra me stessa pensavo " non avete proprio capito niente".
Non trovavo proprio niente di bello a vivere in continua sfida con me stessa e con il mondo. Non ho mai avuto la possibilità da fare le " cazzate" che si fanno nell' adolescenza: non mi sono mai ubriacata, non ho mai bevuto, non ho mai tagliato da scuola, non ho mai falsificato le firme dei genitori sui voti scolastici, non ho mai fatto un after,  quando uscivo non ho mai tardato, non ho mai trasgredito alle regole. Dovevo essere perfetta, questo era l'unico mio scopo .
Ho aperto gli occhi, posso prendere in mano le vele della mia vita e decidere la direzione. Con ciò non voglio dire che voglio recuperare le " cazzate " perse, perché infondo non sono cose da non fare perché esistono molti modi per divertirsi, è quelli non sono dei migliori.
Ho voglia di vivere la mia vita, non di reggermi con le stampelle che l'anoressia offre come appoggio, vorrei un giorno arrivare a camminare da sola, accettando le cadute e gli errori. Vorrei sorridere sinceramente alla vita, e non nascondermi dietro un falso sorriso. Devo ancora imparare a divertirmi. Che cos 'è il divertimento?
Non lo so, non ne ho la più pallida idea.
Ma intanto vorrei provare a vivere, senza innalzare un muro che mi isoli dalle preoccupazioni e dai pericoli esterni.
Vorrei una vita migliore , e tocca a me muovere i passi, salire gli scalini per raggiungerla.

sabato 16 febbraio 2013

creazioni!

Sfogliando i post degli ultimi tempi, mi sono resa conto che non ho più scritto che cosa sto creando con le mie manine adesso in day hospital!
Allora... nel gruppo arte terapia stiamo costruendo dei peluche a forma di gufetto, abbiamo scelto noi la stoffa, lì abbiamo cuciti e per gli occhi e altre decorazioni stiamo utilizzando tante perline e bottoni. Questo lavoro mi piace tantissimo! Anche se cucire non è il mio forte, sono un po' pasticciona, ma l'importante è divertirsi!
Invece con giardinaggio stiamo disegnando delle tavole di legno, che verranno poi attaccate al muretto del giardino. Abbiamo disegnato di tutto, dal tramonto sul mare, al girasole, a soggetti astratti.... e poi su un pannello a parte incidiamo l'ultimo canto del Paradiso di Dante.
Insomma, durante i gruppi per ora mi sto divertendo, prima un po' meno perché abbiamo passato tra gruppi a costruire delle maschere bianche.... il problema è che a me le maschere mettono paura e inquietudine. Non so come mai, forse da piccola mi sono impressionata per qualcosa legato alle maschere e ai mimi, magari ho visto qualche scena di un film che mi ha parecchio toccata... beh, come c'è chi ha paura delle formiche, io ho paura delle maschere bianche e dei pagliacci o mimi.

Questi sono alcuni esempi dei difetti che stiamo facendo :) 
Ognuno ha la sua fobia!

venerdì 15 febbraio 2013

" no grazie"

" no grazie ".
Quante volte mi sono nascosta dietro a questa risposta, ormai era automatica, non mi rendevo nemmeno conto di cosa dicevo.
Ho imparato a dire no quando mi sono imposta di dimagrire...
Ma un no non solo sul cibo, parlo di una negazione su molti versanti.
Il primo è quello alimentare; quando qualcuno mi offriva qualcosa da mangiare io rispondevo " no grazie, sto bene così, davvero", ma dietro quel rifiuto si celava uno sforzo assurdo... oppure mi inventano che quel cibo non mi piaceva o che ne ero allergica, tutto pur di non far entrare nella mia bocca una briciola di cibo... con il tempo la cosa è migliorata. Dico sempre no, ma perché seguo il mio schema con grande fatica, senza nascondere che taglio ancora gli alimenti in piccoli pezzi, persino la pasta, come le penne, prima di mangiarle le taglio in tre.... parentesi chiusa, torniamo sulla negazione.
Un " no" alle emozioni perché l'anoressia crea un muro di protezione dalla realtà, le uniche emozioni concesse sono controllo, tristezza, rabbia, determinazione,sconfitta e dolore, non si meritano le belle emozioni.
Si rifiutano gli aiuti dei medici, dei famigliari, quasi come se le loro parole non riuscissero a romperle quel muro... infatti non lo rompono, esso è troppo resistente, ma comunque anche se un anoressico non lo ammette, quelle parole vengono ascoltate e prese in considerazione, ma poi la malattia non permette di agire razionalmente.
Un "no " alla vita sociale, perché il sintomo elimina tutto dalla propria vita.


Una continua guerra contro me stessa perché mi nego tutto, anche di provare emozioni.
Negare, negare, negare. Forse, o meglio, sicuramente è meglio VIVERE LE EMOZIONI!

giovedì 14 febbraio 2013

Nuovi obiettivi


Senso di nausea e spossatezza, sono le conseguenze del colloquio individuale con la mia psico credo... terapia difficile e pesante. Devo imparare a impormi, ecco il succo di tutto.
In tutte le occasioni mi metto in secondo piano, prima faccio in modo che siano felici e serene le persone che mi circondano, e poi inizio a preoccuparmi di me stessa, anche se preoccuparsi non è un verbo adeguato, perché non riconosco quelli che sono i miei bisogni... devo imparare a volermi bene, a partire dalle piccole cose.
Quindi, dopo questa affermazione, voglio stilare una serie di punti da seguire e degli obiettivi da raggiungere:

  • Dedicarmi alla lettura, cercando di concentrarmi su ciò che leggo. Una volta divoravo un libro alla settimana, ma quando di mezzo non c'era lo studio e la scuola ovvio
  • Non mangiarli più le unghie... ho questo brutto vizio. All' inizio del day ero resistita per due mesi e mezzo, ma poi in un attimo di crisi totale , le ho rase al suolo!
  • Continuare a uscire come sto facendo in questo ultimo periodo ... è davvero difficile , ma mi rendo conto che il mondo fuori non è solo una minaccia. Mi diverto a stare con le altre persone, con le quelli ovvio c'è un certo feeling. Altrimenti con gli sconosciuti ho ancora tutti i problemi del mondo a relazionarmi
  • Puntare sempre di più sul make-up, e sperimentare nuovi accostamenti per variare un po'
  • Cercare di dire sempre le mie idee, anche se contrarie a quelle della mia famiglia e dei miei amici
  • Non avere paura di esporre le miei paure e i miei stati d'animo nei gruppi in day
  • Non scaricare la mia ansia post day con le sigarette

come vedete alcuni obiettivi sono più pratici e riguardano il prendermi cura di me stessa, mentre altri toccano maggiormente la sfera emozionale.
Sono piccoli obiettivi magari per voi, ma per me sono enormi...
Si incomincia da oggi 

mercoledì 13 febbraio 2013

non riuscivo a chiamarla per nome

Giugno 2011.
Ero in giro per la città; davanti ai miei occhi passò una ragazza anoressica, magrissima, faceva senso e percepivo la sua fatica nel camminare a causa della magrezza e del caldo... io rivolgendomi a mia mamma le dissi " mamma, guarda che magra" e lei mi rispose " tu sei come lei".
Mia mamma era molto preoccupata e spaventata per la mia salute... dimagrivo molto e mangiavo quasi niente. Il ciclo non mi arrivava, e allora mi ha portata ad una visita dalla dottoressa che mi aveva curato per i problemi di iperinsulinemia.... lì per la prima volta fu pronunciata una parola che mi spaventò e mi lasciò atterrita; la dott mi disse " fai a pugni con l'anoressia"... anoressia? No impossibile, io non ero anoressica, stavo solo molto molto attenta a ciò che mangiavo e al calcolo calorico degli alimenti che ancora mangiavo... diciamo solo più tonno naturale ogni tanto, per premio.
Quel giorno andai a casa, scossa, quella parola continuava a rimbombarmi nelle orecchie.... ma dopo alcuni giorni non ci pensavo nemmeno più.

Settembre 2012
Mia mamma mi portò da una dietista, ormai non avevo più il ciclo da mesi e mangiavo solo più verdura e basta .
La dietista mi etichettò come "anoressica".
Non riuscivo a pronunciare quel nome, non ce la facevo, e ancora oggi pronunciarla mi provoca un brivido che mi attraversa tutto il corpo, forse perché sono consapevole di cosa vuol dire essere anoressica e combattere ogni giorno una battaglia.

Dicembre 2012.
Mamma e papà mi portarono a Torino, all' ambulatorio , al centro pilota di dca. Leggo più volte la sigla sul foglio della prenotazione " Centro pilota per i disturbi del comportamento alimentare". E ancora mi sembra impossibile, io non ero anoressica, o forse un po' sì.
Da quel giorno la mia diagnosi divenne "anoressia nervosa".
Nonostante tutto non riuscivo a chiamare il problema per nome, nei discorsi con mia mamma o con le amiche dicevo " il mio problema con il cibo" oppure semplicemente "problema nel mangiare".
Ma quando, ho avuto il coraggio di chiamare il mio problema per nome, un peso si è alleviato dal mio stomaco. Mi ricordo, stavo parlando con la mia titolare del bar, e le avevo detto che sarei stata ricoverata. Quando lei preoccupata mi chiese per cosa, io risposi con voce bassa e rauca "anoressia". Lei mi abbracciò  forte e mi disse che era la scelta più giusta che avrei potuto fare, e che lei sperava in questa mia decisione da tempo perché aveva capito tutto.

martedì 12 febbraio 2013

quattro anni...

Cara Anoressia,
Proprio in questo periodo finiscono i quattro anni passati insieme.
Quattro anni persi, tra bugie, negazioni, litigi e fame...
Nonostante tutto, continui a essermi vicina, un po' come se io fossi convinta che senza di te non potrei andare da nessuna parte... forse è così, ho paura a staccarmi da te.
Io ti voglio lasciare, ma questa separazione è più lunga di quanto pensavo. Dobbiamo ancora firmare entrambe, e dobbiamo ancora cercare gli accordi. In questo periodo stiamo litigando sempre di più  anche perché io ho appreso che ho voglia di vivere la mia vita non chiusa in una gabbia, che per quanto possa essere calda, accogliente e dolorosa, è pur sempre una gabbia. Questo tuo recinto ha fatto in modo che le persone si allontanassero da me, ormai ero solo più un' ombra , una specie di " vecchietta" che preferiva starsene chiusa in casa piuttosto che uscire con gli amici. In cambio di cosa? Di nulla.
Continui a sedurmi con le tue parole e promesse, mi dici che sono ancora in tempo a tornare indietro. Tornare indietro? Non ci penso nemmeno, non voglio mica ritornare a essere ricoverata, chiusa in quelle quattro mura bianche in un letto triste, sola abbandonata a me stessa, aspettando con ansia che i dottori mi diano il permesso di uscire per tre ore.
Ho tante cose a cui aggrapparmi adesso per non mollare: gli amici, il day hospital, la pallavolo... e soprattutto le persone che mi vogliono bene e alle quali io voglio un mondo di bene. Già, sto provando affetto, emozione che tu hai sempre cercato di allontanare da me. Sto provando fiducia, affetto, amicizia, rabbia, speranza, solitudine, paura... sto provando emozioni. Emozioni capito? Quelle che tu mi hai negato creando un muro divisorio tra me e il resto del mondo.
Ho capito che voglio vivere. E tu rappresenti tutto tranne la vita.
Con affetto amaro
Fabiana

lunedì 11 febbraio 2013

Gli occhi parlano?

Mi dicono che i miei occhi parlano, di stare attenta perché ciò che vorrei dire a voce mi si legge negli occhi. A me sta cosa non piace molto! A volte può anche essere negativa, magari i miei pensieri non sono così belli e gentili...
Comunque fatto sta che sono troppo espressiva, pure con le lenti a contatto blu! Non riesco a non esprimere le mie emozioni tramite gli occhi. E poi c'è chi è veramente bravo a leggere una persona dal viso.
Dico questo perché un' infermiera del day, alla mattina mi guarda negli occhi , e sa già se è una giornata no, ni o si. E poi quante figure mi sono già fatta! Magari a volte ero davvero stufa di fare una certa attività, e sentivo quest'infermiera dire " i tuoi occhi parlano troppo Faby!! "? Uffa! Non è giusto!
Però è più che vero. Quando passo giornate di crisi, o meglio ancora quando ero nel buio totale, nei miei occhi si leggeva solo tristezza; erano occhi spenti, persi nel vuoto, tutti mi dicevano così. E sapete qual'è stato il primo commento quando sono stata dimessa?? " i tuoi occhi brillano di nuovo ". Già, me lo ricordo bene il mio primo giorno di dimissioni, attorno a me tutto sembrava magico, stavo meglio, ogni cosa appariva bella ai miei occhi. Peccato che questo effetto è durato poco, ma non mi dimenticherò mai quelle emozioni...
Ciò vuol dire che gli psico leggeranno tantissimo e vedranno tantissime cose dai miei movimenti, dalle mie espressioni... e questo mi fa sentire sempre sotto osservazione. Infondo è la pura verità.
Ho gli occhi che parlano, questo è sicuro .

domenica 10 febbraio 2013

vorrei tornare bambina

Vorrei tornare bambina...
Vorrei ritornare a guardare i cartoni animati tornata a casa dalla scuola elementare, come Mila e Shiro, Holly e Bengy, I cavalieri dello zodiaco, Hamtaro... ritornare a giocare con le Barbie, a fare i capricci per andare a casa della mia migliore amica per poi farci gli scherzi e fare mille pasticci... vorrei che la mia preoccupazione più grande fosse solo fare quelle due pagine di compiti.
Ma c'è un aspetto più profondo per cui adoro l'infanzia: non si hanno preoccupazioni,  responsabilità, si è coccolati da tutti gli adulti che ti circondano, tutte le attenzioni sono rivolte a te, come se fossi il fulcro attorno al quale gira il mondo.
Forse era la paura di essere invisibile che mi ha spinta a chiudermi in un  corpo paragonabile a quello di una bambina di otto anni . Come se in quel modo ritornassi bambina. Ma non funziona così, non si possono togliere gli anni, non si possono cancellare i vissuti di una persona, per quanto difficili e duri possano essere. Il passato non ritorna, bisogna andare avanti. In qualche modo, non importa come .
Se c'è una cosa che ho capito, è che non posso cambiare il mio passato, non posso chiudermi in un corpo scheletrico solo per non affrontare i problemi, per affrontare la realtà. Tanto prima o poi tutti i nodi vengono al pettine... meglio prima che poi.

sabato 9 febbraio 2013

parlare con il corpo

C'è una parte di me che vorrebbe urlare a squarciagola " ehi ci sono anche io, voi dove siete? "?.. adesso questa parte si sta attenuando, sto prendendo coscienza che anche io sono una persona, che anche io sono importante e , oltre a rispettarmi devo farmi rispettare. Sono una ragazza, con le mie idee, i mie problemi, i miei sogni, e nessuno me li può togliere. Devo tirare solo fuori la grinta per dire un no, per dire la mia di idea, per prendere le decisioni da sola. Sembra facile, ma non lo è affatto, io che sono abituata a correre da mia mamma appena mi trovo davanti a un dubbio, a un problema o ad una scelta da prendere.
In passato, il modo per affermarmi, era il mio corpo .
L'unico modo per gridare il mio dolore era dimagrire, mostrare il mio corpo scheletrico a tutti, era come un grido d'aiuto. Visto che non riuscivo a parlare a voce, facevo in modo che fosse il mio corpo a parlare, attraverso quel calvario al quale lo sottoponevo ogni giorno.
Ora le cose sono cambiate, solo in  parte. Non riesco ancora a parlare, a esprimere bene il dolore che provo, e che infondo nemmeno io saprei descrivere. Ma basta parlare con il corpo.
Corpo, fisico, peso. Basta. Tanto non è che appena raggiungo un peso ragionevole sono guarita, no, non funziona così. Il dolore che provo dentro, il disagio che una persona affetta da dca prova, non è traducibile in parole, non si può capire se non lo si vive in prima persona.
Conosco molte ragazze affette da dca; alcune sono magre, alcune sottopeso, alcune perfettamente normali, ma continuano a lottare, perché è una questione psicologica molto complessa, che neanche chi la vive sa parlarne perfettamente ...

venerdì 8 febbraio 2013

Rossa e nera

Mi trovo davanti a questa pagina bianca e non so come riempirla...
E' tutta bianca, vuota, come me posso dire; ma io non sono bianca, io dentro sono nera e rossa penso.
Rossa perchè provo rabbia, sono arrabbiata con me stessa perchè non mi do tregua, rossa perchè più vado avanti e più mi accorgo che le persone notino solo l'aspetto esteriore... quando mi sento dire "sei uno splendore adesso", subito mi arrabbio, sono uno splendore solo perchè sono stra truccata e piena di accessori? fisicamente dall'ultima volta che mi hai vista non sono cambiata, quindi basta sorridere e tutto è a posto?
Magari bastassero sorrisi e chili di trucco per farmi guarire, ne comprerei a tonnellate.
E invece non è così... il trucco è usato per mascherare le occhiaie che le notti mezze in bianco mi provocano, il sorriso è un'arma per andare avanti e non sembrare troppo cupi agli occhi altrui. Chi mai si avvicinerebbe a una ragazza triste e depressa? se si sorride invece... qualche possibilità la si ha. E poi tutti dicono che il mio sorriso è dolce, quindi perchè non sfoderarlo?
Rossa perché in me persiste il senso del dovere, ogni giorno mi sento obbligata studiare, e non riuscendoci mi sento una nullità.
Nera. Questo perchè dentro mi sento pesante, piena di sensi di colpa, bugie, inganni, non solo rivolti  in passato alle altre persone, ma soprattutto verso di me. Mi sono ingannata, presa in giro per anni, e nonostante ciò continuo a percorrere la stessa strada, con la differenza però di esserne cosciente. Cosciente di poter stare bene , ma impotente nel farlo, perchè quel nero mi blocca, non vuole uscire da dentro il mio corpo, non riesco nonostante a continui sforzi a cancellarlo, nemmeno a renderlo grigio.
Nera e rossa, ecco cosa sono.
Il bianco è la perfezione, la brillantezza, la lucidità. Non fa per me.
Non sono mai riuscita a raggiungere la perfezione, nonostante l'abbia rincorsa per anni. C'era sempre qualcuno migliore di me, più bravo di me, più intelligente di me. Io non ero in serie A, ero in serie B. E io volevo la A.
Ora cosa voglio?

Soltanto la mia vita.

giovedì 7 febbraio 2013

Come un flash

Come un flash , è tornato nella mia testa, un episodio a me poco gradito...
Facevo terza media e praticavo nuoto, non mi piaceva un gran ché come sport, ma ero costretta a farlo per problemi con la schiena...
Ogni volta che dovevo farmi vedere in costume era per me un momento veramente imbarazzante, non vedevo l'ora di entrare in acqua per non far notare le mie cosce.
Mi sentivo troppo, il costume era troppo giusto, mi evidenziava troppo il seno, le mie cosce erano troppo muscolose, e io ero troppo timida per farmi vedere in costume.
Quegli anni di nuoto per me sono stati davvero difficili, non volevo farli, il mio istruttore era davvero severo, mi faceva fare tantissime vasche; io le facevo ma con le lacrime agli occhi , tanto erano nascoste dagli occhialini.
Un giorno, il mio istruttore si complimentò  con me perché avevo imparato a nuotare veramente bene ed ero velocissima. Peccato che a quel " ero velocissima " aveva aggiunto " ed è normale perché avevo le cosce grandi, troppi muscoli ".
Cosce grandi. Cosce grandi. Nessuno me lo aveva detto, nessuno aveva mai imitato con le mani in mio corpo.
Da lì incomincia a domandarmi se davvero avevo qualcosa di troppo o se era il mio istruttore che aveva esagerato. Chiedevo a mia mamma, lei mi rispondeva che ero bellissima così. Ma le parole di mia madre, dopo un po' persero importanza, perché lo specchio parlava chiaro: avevo qualcosa di troppo.

Questo episodio mi è tornato alla mente dopo anni, forse avevo voluto rimuoverlo, forse avevo voluto cancellare tutto quel periodo da me odiato a causa del nuoto. Non lo so. So solo che ora ricordo alla perfezione quel giorno.
Sarà stato l'inizio di tutto???

mercoledì 6 febbraio 2013

mensa nuova = menù nuovo . help

Che strana questa malattia; prima mi preoccupo perché perdo peso, e poi mi arrabbio e vado in crisi se recupero il peso perso... sempre in continua lotta.
In più questa settimana è cambiata la mensa dell' ospedale ed è cambiato menù; è da mettersi le mani nei capelli. Non esistono più il nasello lesso, il pollo lesso, il bollito ( quei cibi salvagente diciamo, perché non conditi) , ora solo più cose condite e difficili da mangiare, come spezzatino di manzo, pesce impanato, prosciutto cotto, flan alle erbe, pollo arrosto, coniglio agli aromi, cotoletta impanata... tutte cose buone direte voi, certo! Ne sono consapevole anche io, ma per noi ragazze è uno sforzo psicologico enormissimo mangiare quelle cose. Sono cibi che non tocchiamo da anni, di alcuni non ci ricordiamo nemmeno il gusto , sono cibi che ci fanno paura... quindi siamo in tilt.
E io sono in tilt; ho del tutto paura di perdere il controllo su di me, sulla mia alimentazione, ingrassare a dismisura. Già oggi ho firmato il nuovo contratto per il peso, è previsto un ulteriore aumento di peso, e io che non riesco nemmeno ad accettarmi così per come sono adesso.
Infatti ho chiesto alla mia psico se potevo smettere di aumentare, infondo adesso non sono più un peso da ricovero e avrei bisogno di un po' di stabilità . Ma lei mi ha detto che bisogna ancora fare dei passettini in avanti, sono ancora troppo lontana dal normopeso, che poi sarò io a decidere se rientrarci o stare solo al limite... però mi proietto già troppo nel futuro. Ora guardo il presente... e vado a farmi un giro in città...
Un bacio grande a tutti voi

martedì 5 febbraio 2013

La lontananza

La lontananza. In molti dicono che la lontananza tra due individui rafforza il legame che c'è tra di essi.
Sarà pure vero, ma la lontananza è dura da accettare.

All'inizio fa male, non capisci perchè quella persona ti ha lasciata , partendo così, semplicemente per farsi la propria vita, cosa giusta e più che lecita. Ma ti lascia un vuoto dentro, un vuoto incolmabile, perchè comunque era un  punto di riferimento, una persona sulla quale contare...
Il tempo impiegato per abituarsi alla lontananza di una persona è tanto, almeno per quanto mi riguarda...
Mi coricavo alla sera e pensavo "chissà come starà, cosa ha fatto oggi, se è di buon umore, se manco pure a lei"... e involontariamente iniziavano a scendere delle lacrime, avrei voluto che quella persona fosse vicino a me, per parlare prima di addormentarsi, per ridere, per scherzare... e invece il suo letto era vuoto. Abbracciavo il cuscino, aspettando il momento in cui il sonno mi prendesse e mi portasse in un'altra dimensione, al di fuori della realtà...
Ma poi, con il passare del tempo, la nostalgia inizia a diminuire, la mancanza diventa la normalità, quelle emozioni diventano pane quotidiano, e la vita va avanti e si ricomincia a correre, per evitare che la vita ti superi, perchè il mondo continua ad andare avanti e non bisogna rimanere indietro. Correre, correre, correre... fare, fare, fare... tutto pur di non pensare. Tutto pur di non rimembrare i momenti passati, la voglia assurda che si ha di vedere quella persona, di guardarla negli occhi, poterla avere davanti a te e dirle "ti voglio bene", guardandola negli occhi, per scrutare le sue espressioni, per notare le sue emozioni, e per vedere la sua reazione.
Un "ti voglio bene " detto al telefono è niente in confronto a un "ti voglio bene " detto a parole; un discorso fatto al telefono è diverso ad un discorso fatto faccia a faccia, dove oltre il coinvolgimento emotivo c'è anche quello fisico.
Sto aspettando quel momento, ti sto aspettando...
Ti abbraccio
E sappi, che tute le sere, il mio pensiero vola su di te.

Con affetto, la tua sorella ormai maggiorenne

lunedì 4 febbraio 2013

devo vedere lo specchio

Sono ancora schiava dello specchio, è dell' immagine che egli riflette. Un' immagine da me non accettata da anni. L'unica cosa che potrei salvare del mio aspetto fisico è il viso: adesso che è meno pallido e scavato , con un bel strato di trucco, mi piaccio. Adoro truccarmi, è una passione nata la scorsa estate, e in pochi giorni la mia trousse si è arricchita di cosmetici di ogni tipo...
È il resto che non mi soddisfa.
La scorsa estate mi vergognavo per le mie braccia, erano magre, scavate, paragonabili a quelle di un' anziana signora magra, erano solo ossa.
Adesso, ogni mattina mi guardo allo specchio. Se mi vedo grassa, se noto le cosce aumentate di circonferenza, preferisco mascherarle con un vestito o con dei pantaloni larghi, in modo che il mio corpo ci navighi dentro. Se invece, alla mattina, vedo che le mie cosce sono abbastanza dritte e sottili, oso mettermi i leggins , pantaloni attillati, perché non mi sento grassa, perché mi piaccio così come sono, ma solo in quel momento.
Mi sento ridicola pensare che uno specchio mi condizioni così la vita, eppure non sono ancora riuscita a rompere questo meccanismo.
Vado avanti a stentoni, a inciampi e rialzate, e ogni volta che fatica rialzarsi. Ma è l'unico modo per andare avanti e non indietro . Ogni giorno mi pare una lotta, contro un' unica nemica, me stessa. Mi sforzo per far cambiare le cose, alcune sono già cambiate, ma altre sembrano dei mulini a vento, ti infliggono il colpo che tu hai cercato di sferragli, venendo colpito nella tua parte più debole.

domenica 3 febbraio 2013

il corpo è bersaglio della rabbia

"Il mio corpo è il bersaglio di tutta la rabbia che non riesco a tirare fuori. E con lui ho intrapreso una sorte di roulotte russa".

Se si riflette, ad un qualsiasi disturbo alimentare, dall' anoressia, alla bulimia, al bed, è sempre legata una forma di autolesionismo.
Le anoressiche si fanno del male digiunando, vomitano quel poco che mangiano, esagerando con l'attività fisica. 
Le persone bulimiche si abbuffano, mangiano una quantità assurda di cibo in poco tempo, e poi vomitano tutto, fino a stare male, a ridursi a pezzi. Oppure con lassativi eliminano il cibo, pur sapendo di fare danni irreparabili al proprio organismo.
Alla base di tutto? La rabbia.
Rabbia, nervoso, paura di qualcosa a noi sconosciuto.
A volte il cibo non basta, non serve a placare quel senso di rabbia che si prova. E allora si ricorre a tagli, bruciature... secondo me sono lo stesso verso della medaglia. È tutto collegato al non riuscire a volersi bene, ad accettarsi per come si è . All' incapacità di dire di " no" , di non essere perfette, di aver paura di deludere le altre persone... all' incapacità di mostrare la rabbia, il malessere, in un modo che non sia prendere di mira il corpo. Pensando di trovare una soluzione, ma è una soluzione che dura poco, il tempo del dolore fisico. È come se il dolore fisico per un certo momento placasse tutti i pensieri che vorticano nella mente, che cancelli il malessere psicologico. Ma una volta finito il dolore fisico, ritorna tutto uguale, ricominci a stare male, e si capisce che si è fatta un' ennesima cavolata.
Cavolate su cavolate. Ma a forza di inciampare, prima o poi si imparerà a volersi bene, partendo dalle piccole cose. 

sabato 2 febbraio 2013

Allltt! fermate il mondo

Aaaaaalt! Fermate il mondo, voglio scendere, voglio una pausa.  Qualche giorno di ferie senza il sintomo dite che esiste?
Basta fantasticare, non esiste. Meglio concentrarsi sul presente.
Perché voglio una pausa? Questa settimana di day hospital mi hanno davvero distrutta, i gruppi sono difficilissimi da digerire, sento un clima pesante.
Paura di aumentare di peso, paura di perdere la strada, paura di vedere veramente i problemi, di scavare. Perché io potrei anche fare finta di niente, andare in day e nei colloqui dire che va tutto bene, che sto bene, che non ho problemi né in day né a casa. Ma vorrebbe dire prendere in giro me stessa e tutte le altre persone. Sto spuntando la verità, sto usando i gruppi per capire cosa sta dietro a questo momento critico. Mi sto mettendo in gioco e quindi devo ballare.
È difficile, è veramente dura a volte, fino a piangere perché non ce la si fa più a andare avanti, a salire. E in quei momenti non si può far altro che stringere i denti e chiedere aiuto a chi me lo può dare. Ma non è un aiuto gratis, non è un potere supremo che scende dal cielo e ti salva dal buio. La luce devi trovarla tu, con tutti gli aiuti possibili, ma solo tu puoi smuovere la situazione, puoi trovarti davanti allo psichiatra, allo psicologo, al medico più bravo di questo pianeta, ma il lavoro, lo sforzo deve essere tuo.

venerdì 1 febbraio 2013

Parolone parolone parolone

Come ho ribadito in alcuni post precedenti, l'estate per la mia anoressia è un momento più che critico.
Due estati fa, ero caduta già abbastanza, ma poi grazie a una semplice dietista, sono riuscita a riprendermi un po' prima di entrare negli ambulatori di Torino...
Quella dietista mi aveva chiesto di tenere un diario alimentare per annotare tutto ciò che mangiavo. 
Ancora oggi, sto utilizzando il diario alimentare; sono sommersa da essi, ormai ne ho una decina!
Ma ieri mi è capitato tra le mani il mio primo diario alimentare. I miei primi sforzi per alzarmi da terra. Se lo leggo mi vengono le lacrime agli occhi... i miei passettini piccoli ma che per me erano enormi!
Leggo: 20 gr pane, 60 gr petto di pollo, mezza mela. Era il mio pranzo. E la cena uguale identica.
Per tre giorni sono andata avanti a mangiare quelle cose, stesse identiche cose, eppure mi sembrava di stramangiare, di fare chissà cosa.
Che fatica. Ogni volta che si cade nella restrizione, poi bisogna sudare e faticare per arrivare ad un' alimentazione quasi normale, che normale non sarà mai. 
Che rabbia pensare che una malattia possa ridurti così, ma ancora più rabbia mi viene a pensare che ci si può ricadere nei momenti più difficili, nel giro di una settimana potresti cancellare gli sforzi fatti in tre settimane. Perché ormai si sa come fare a dimagrire, si sanno tutti i trucchi, tutte le strategie, ricordando che si può perdere peso anche mangiando... la forza di volontà sta nel conoscere tutte queste strategie, ma nel contenersi per non metterle in atto. 
Parolone parolone parolone. Queste parolone dovrebbero diventare obiettivi ♡