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venerdì 26 dicembre 2014
Natale e dintorni
Spero che il vostro Natale non sia stato rovinato troppo dal dca. Spero che abbiate passato una giornata abbastanza calma...
Io dopo anni e anni penso di aver passato il mio primo Natale decentemente.
Ho festeggiato con mia sorella e famiglia, quindi anche i miei nipoti e forse sapete già quanta forza mi danno; e poi non so se avete notato ma i bambini hanno quasi un potere in più rispetto a noi adulti: donano amore incosapevolmente.
Avevo deciso di mangiare un po' diversamente dagli altri giorni, cioè uscre dal mio schema alimenatare ferreo e concedermi qualcosa... quindi sapevo a cosa andavo incontro. Mi sono concessa un pizzico di valeriana con mezzo uovo sodo, una purè di zucca con un cucchiaio di crema alla ricotta e gorgonzola, una mini- crepe ricotta e spinaci, un cucchiaio di le,ticchie con una fettina di cotechino.
E fin quà tutto bene, tanti sensi di colpa ma anche soddisfazione nel ritrovare quei sapori. Ho parlato a tavola, ho espresso pareri sul cibo, ho aiutato i miei nipotini a mangiare chiedendomi dove mettono tutta la roba che riescono a mangiare ( davvero tanto!!!!).
E' arrivato il panettone. Al cioccolato. Mi ha fregata. Ne ho mangiato due fette. Troppo.
Ho cercato di mantenere la calma, mi sentivo stra in colpa, mi sentivo gonfia, avrei voluto tornare indietro e non accanirmi sul panettone... ma io lo so, so di essere ghiotta di dolci, so di poter esagerare su quelli... Per evitare di focalizzare il mio pensiero su ciò che avevo mangiato sono andata a giocare con i miei nipoti. Non mi sono isolata anche se avrei voluto gridare a tutti " guardate come sono diventata? golosa e basta, mangerei dolci e solo dolci! ma non posso ingrassare, non devo..."
Alla sera, ancora ripensando al panettone, mi sono convinta che sia stato solo un errore di percorso. Infondo erano settimane che non mi concedevo qualcosa di dolce e quindi è quasi normale che davanti a quella bontà io abbia un po' esagerato. Ho ripensato alla giornata senza il fattore cibo, alla mia corsa il giorno precedente a comprare dei cappellini da babbo natale per me e i miei nipoti, ai segnaposto fatti a mano da me, alla sveglia la mattina presto per andare alla funzione in chiesa, le foto vicino al mio alberello, l'entusiasmo dei miei nipoti davanti a tutti i loro doni...
Ancora oggi penso al panettone di ieri, a quella fetta di troppo... ma messo sulla bilancia insieme a tutto ciò che ho vissuto in preparazione a questo Natale e al calore che alcune persone importanti mi hanno fatto sentire nell'ultimo periodo, è niente. Quel dolce è niente in confronto al resto...
E oggi sono ritornata a seguire il mio equilibrio alimentare.
Fabiana 1
Anoressia 0
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martedì 23 dicembre 2014
REGALARE LA NOSTRA PRESENZA
Come ogni anno mi ritrovo vicino alle vacanze natalizie, con davanti a me una pagina bianca su cui poter dar voce ai miei pensieri, il desiderio di trovare sotto all'albero un cervello meno bacato del mio ma soprattutto sento la mancanza di alcune persone che dovrebbero essere con me ma qualcuno lassù ha voluto portarle via... comunque...
Cosa dire?
So che il Natale e il Capodanno è un periodo difficile per chi soffre di un disturbo alimentare; per quanto mi riguarda, sono cinque anni che vivo questo periodo come una minaccia: panettone, pandoro, pranzi e cenoni con i parenti, visite degli amici. Sì perchè senza girarci tanto intorno, tutti sappiamo che il cibo è spesso oggetto di condivisione, porta con sè festa, congregazione e questa è una di quelle situazioni. Il Natale è una festività, vediamo le persone che si scambiano gli auguri, che fanno battute sul grasso, diete, panettone, e noi? in quei momenti vorremmo sparire dalla circolazione.
Abbiamo due possibilità: cercare di trascorrere i giorni festivi con i nostri parenti oppure stare chiuse nei nostri gusci e non partecipare alle "radunate".
Ipotesi uno: prendere la decisione di partecipare al Natale e giorni pericolosi per la nostra alimentazione. Cosa potrebbe succedere?
Siamo costrette a guardare in faccia i nostri problemi, potrebbe andare meglio di come pensiamo, sicuramente avere vicino qualcuno che sia a conoscenza del nostro "sforzo" e ci tenga la mano è un grande aiuto. Possiamo decidere di seguire il nostro schema alimentare rigidamente, ma essere presenti il giorno di Festa e condividere quel giorno con tutti i presenti. Qualcuno si potrà sentire sicuro facendo in questo modo, altri patiranno la vista di quel cibo tanto desiderato ma non concesso, non si permetteranno di sgarrare allo schema e soffriranno per questo motivo. Può succedere, siamo umani, ma secondo me quello che conta è ESSERCI, REGALARE LA NOSTRA PRESENZA.
Non è facile e lo so perché ogni anno ho scelto si mangiare il mio misero pasto anche il giorno di Natale e veder tutti gli altri buttarsi su squisitezze varie. Avrei voluto piangere in quei momenti, mi sentivo più che in festa in depressione. Avrei voluto essere sola, annullare quel giorno, perché mai doveva essere festa? Festa per chi?
Forse qualcuno tra di voi se lo domanda, forse vorrebbe passare le festività solo per essere al "sicuro" con il cibo, o per dedicarsi ai soliti rituali di binge, alle abbuffate, alle mangiate senza fine di nascosto.
Qualcuno avrà già deciso di stare solo, di non festeggiare, e non mi riferisco ai festeggiamenti con il cibo, ma a quelli fatti di emozioni, scambi di opinioni, risate, tranquillità.
Chiedetevi se ne vale la pena, stare da soli mentre tutto il mondo intorno festeggia.
Ci meritiamo anche noi un po ' di caldo affettuoso nel cuore.
Non mi sento di scrivere " Buon Natale! "! Perché sappiamo che non sarà facile, quindi vi auguro di avere forza, coraggio, testardaggine, per continuare la vostra partita per conquistare la vita.
Un abbraccio
Cosa dire?
So che il Natale e il Capodanno è un periodo difficile per chi soffre di un disturbo alimentare; per quanto mi riguarda, sono cinque anni che vivo questo periodo come una minaccia: panettone, pandoro, pranzi e cenoni con i parenti, visite degli amici. Sì perchè senza girarci tanto intorno, tutti sappiamo che il cibo è spesso oggetto di condivisione, porta con sè festa, congregazione e questa è una di quelle situazioni. Il Natale è una festività, vediamo le persone che si scambiano gli auguri, che fanno battute sul grasso, diete, panettone, e noi? in quei momenti vorremmo sparire dalla circolazione.
Abbiamo due possibilità: cercare di trascorrere i giorni festivi con i nostri parenti oppure stare chiuse nei nostri gusci e non partecipare alle "radunate".
Ipotesi uno: prendere la decisione di partecipare al Natale e giorni pericolosi per la nostra alimentazione. Cosa potrebbe succedere?
Siamo costrette a guardare in faccia i nostri problemi, potrebbe andare meglio di come pensiamo, sicuramente avere vicino qualcuno che sia a conoscenza del nostro "sforzo" e ci tenga la mano è un grande aiuto. Possiamo decidere di seguire il nostro schema alimentare rigidamente, ma essere presenti il giorno di Festa e condividere quel giorno con tutti i presenti. Qualcuno si potrà sentire sicuro facendo in questo modo, altri patiranno la vista di quel cibo tanto desiderato ma non concesso, non si permetteranno di sgarrare allo schema e soffriranno per questo motivo. Può succedere, siamo umani, ma secondo me quello che conta è ESSERCI, REGALARE LA NOSTRA PRESENZA.
Non è facile e lo so perché ogni anno ho scelto si mangiare il mio misero pasto anche il giorno di Natale e veder tutti gli altri buttarsi su squisitezze varie. Avrei voluto piangere in quei momenti, mi sentivo più che in festa in depressione. Avrei voluto essere sola, annullare quel giorno, perché mai doveva essere festa? Festa per chi?
Forse qualcuno tra di voi se lo domanda, forse vorrebbe passare le festività solo per essere al "sicuro" con il cibo, o per dedicarsi ai soliti rituali di binge, alle abbuffate, alle mangiate senza fine di nascosto.
Qualcuno avrà già deciso di stare solo, di non festeggiare, e non mi riferisco ai festeggiamenti con il cibo, ma a quelli fatti di emozioni, scambi di opinioni, risate, tranquillità.
Chiedetevi se ne vale la pena, stare da soli mentre tutto il mondo intorno festeggia.
Ci meritiamo anche noi un po ' di caldo affettuoso nel cuore.
Non mi sento di scrivere " Buon Natale! "! Perché sappiamo che non sarà facile, quindi vi auguro di avere forza, coraggio, testardaggine, per continuare la vostra partita per conquistare la vita.
Un abbraccio
mercoledì 17 dicembre 2014
vorrei parlare... vorrei...vor...
Vorrei raccontare...
Vorrei parlare...
Vorrei...
Vor...
Ehi ascoltami,
Sono quà,
Non far finta di non vedermi,
Non fingere di non sentirmi.
Sono cambiata lo so, sono diventata acida, ho dovuto mentire per proteggere chi mi stava attorno, non perché non provo più affetto, non volevo che tutto si ripetesse per l'ennesima volta, almeno per gli altri.
Sono andata alla ricerca di amore e ne ho trovato; mi ha fatto bene, una medicina efficace fino ad un certo punto,ma poi tutto è di nuovo crollato.
Ecco, io vorrei vivere di quegli istanti, di quelle frasi, di quelle chiacchierate, di quei pomeriggi, di quei viaggi in macchina, di quei sorrisi, di quegli sguardi.
Eppure, eppure qualcosa dentro me non va.
Il vuoto, il dolore, l'amaro nello stomaco e in bocca. La testa piena di pensieri, un'overdose di ansia.
Ricordo che ogni grande viaggio inizia con un primo passo. Io sono già partita tante volte per smarrirmi poi sempre.
Adesso dove vado?
Avanti, sempre avanti.
Per quale strada?
Non so, ma sempre avanti.
Per quanto tempo? Dove? Quando? ? Perché?
Non so.
L'unica cosa che so è di non sapere.
Vorrei parlare...
Vorrei...
Vor...
Ehi ascoltami,
Sono quà,
Non far finta di non vedermi,
Non fingere di non sentirmi.
Sono cambiata lo so, sono diventata acida, ho dovuto mentire per proteggere chi mi stava attorno, non perché non provo più affetto, non volevo che tutto si ripetesse per l'ennesima volta, almeno per gli altri.
Sono andata alla ricerca di amore e ne ho trovato; mi ha fatto bene, una medicina efficace fino ad un certo punto,ma poi tutto è di nuovo crollato.
Ecco, io vorrei vivere di quegli istanti, di quelle frasi, di quelle chiacchierate, di quei pomeriggi, di quei viaggi in macchina, di quei sorrisi, di quegli sguardi.
Eppure, eppure qualcosa dentro me non va.
Il vuoto, il dolore, l'amaro nello stomaco e in bocca. La testa piena di pensieri, un'overdose di ansia.
Ricordo che ogni grande viaggio inizia con un primo passo. Io sono già partita tante volte per smarrirmi poi sempre.
Adesso dove vado?
Avanti, sempre avanti.
Per quale strada?
Non so, ma sempre avanti.
Per quanto tempo? Dove? Quando? ? Perché?
Non so.
L'unica cosa che so è di non sapere.
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venerdì 12 dicembre 2014
ritratti psicologici di una famiglia
Ho scritto tanti post da quando ho aperto il mio blog, ma non mi sono mai soffermata sul dolore che i disturbi alimentari portano nella famiglia di chi ne soffre... perché è vero che siamo noi a stare male, ma più guardo la mia famiglia, più mi sento in colpa per cosa gli sto facendo passare e cosa gli ho fatto passare. Non soffre solo il malato, ma anche tutta la famiglia e le persone che gli vogliono bene, sono sofferenze diverse ma si tratta sempre di dolore.
Potrei delineare dei ritratti psicologici della mia famiglia, e forse qualcuno potrà rivedere in questi i suoi genitori o alcune madri o padri potranno identificarsi con i miei...
Mia madre, ogni giorno, quando mi sveglio si preoccupa se ho dormito o no, forse perché in passato le notti erano in bianco. Ha molto spesso lacrime agli occhi quando mi guarda, mi chiama "ragnetto" accennando un sorriso per descrivere il mio fisico, ma dietro si vede che ci sta male. Ha difficoltà nel domandarmi cosa prevede "la mia dieta", è preoccupata quando deve cucinare non solo per mio padre ma anche per la famiglia di mia sorella. È come se il cibo fosse diventato un problema per lei, non a livello di fisico, ma ha paura di non cucinare più bene come una volta, non riesce a chiedermi consigli culinari che ogni madre chiederebbe ad una figlia di 20 anni. Passa delle giornate in cui è triste, arrabbiata con sé stessa. In quei giorni diventa intrattabile. E io vorrei tanto sparire quando la situazione è così, mi chiedo che razza di persona sono, far così male a chi mi ha messo al mondo.
Mio padre osserva tutto in silenzio, ormai non prova più a fare osservazioni sulla mia alimentazione, ha paura delle mie aggressioni verbali. Ogni tanto mi abbraccia o mi sorride, spesso mi ricorda a fatti e parole che lui mi vuole bene. È premuroso, si preoccupa sempre per la mia salute. Ogni tanto cerca di instaurare un dialogo con me, soprattutto quando mi vede triste, ma la sua buona volontà cade dopo pochi secondi a causa del mio brutto carattere... ed ecco che mi chiedo di nuovo che razza di persona sono.
Ho due sorelle, gemelle ma diversissime nel carattere. Hanno visto la malattia da lontano, ma anche loro sono state attaccate. Una vive all'estero, e mi ha confessato delle sue nottate passate in bianco a pensare alla mia salute cagionevole, al fatto che potrei stare male da un momento all'altro. È triste quando lo sono anche io, cerca di darmi consigli, cerchiamo di fare progetti per il mio futuro, ma io dopo poco divento distaccata.
L'altra mia sorella vive in Italia, ci vediamo una volta a settimana. Adesso anche due, perché molto spesso passiamo giornate insieme, solo noi due, e mi riempe di positività. Sto bene con Lei, ma poi quando torno a casa, queste mura mi soffocano di nuovo. Vivo con impazienza quella che è l'attesa per il " giorno tra sorelle", quando viene decisa la data è quasi un conto alla rovescia.
Le mie sorellone cercano di aiutarmi, ogni tanto mi chiedono notizie sulla mia situazione, ogni tanto cercano di sdrammatizzare quando diventa tutto " pesante", e fanno bene.
Ho due nipoti, uno di 6 anni l'altro di 4... anche loro intaccati da questa malattia?
Forse il più grande, forse F.
So che tutti quello che sto facendo per venire fuori da questa situazione, per non tornare indietro, lo faccio per loro. Loro che meritano una zia migliore, con la quale poter cucinare una torta, o mangiare merenda, o guardare un film con tranquillità. Loro meritano il meglio, e mi vengono sempre le lacrime agli occhi a pensare a F. Che pochi mesi fa mi ha detto " devo farti guarire da questo mal di pancia"... e A, il più piccolo, nato e cresciuto in questa situazione sembra non farci troppo caso per adesso. Spero.
Vorrei essere una persona migliore.
Potrei delineare dei ritratti psicologici della mia famiglia, e forse qualcuno potrà rivedere in questi i suoi genitori o alcune madri o padri potranno identificarsi con i miei...
Mia madre, ogni giorno, quando mi sveglio si preoccupa se ho dormito o no, forse perché in passato le notti erano in bianco. Ha molto spesso lacrime agli occhi quando mi guarda, mi chiama "ragnetto" accennando un sorriso per descrivere il mio fisico, ma dietro si vede che ci sta male. Ha difficoltà nel domandarmi cosa prevede "la mia dieta", è preoccupata quando deve cucinare non solo per mio padre ma anche per la famiglia di mia sorella. È come se il cibo fosse diventato un problema per lei, non a livello di fisico, ma ha paura di non cucinare più bene come una volta, non riesce a chiedermi consigli culinari che ogni madre chiederebbe ad una figlia di 20 anni. Passa delle giornate in cui è triste, arrabbiata con sé stessa. In quei giorni diventa intrattabile. E io vorrei tanto sparire quando la situazione è così, mi chiedo che razza di persona sono, far così male a chi mi ha messo al mondo.
Mio padre osserva tutto in silenzio, ormai non prova più a fare osservazioni sulla mia alimentazione, ha paura delle mie aggressioni verbali. Ogni tanto mi abbraccia o mi sorride, spesso mi ricorda a fatti e parole che lui mi vuole bene. È premuroso, si preoccupa sempre per la mia salute. Ogni tanto cerca di instaurare un dialogo con me, soprattutto quando mi vede triste, ma la sua buona volontà cade dopo pochi secondi a causa del mio brutto carattere... ed ecco che mi chiedo di nuovo che razza di persona sono.
Ho due sorelle, gemelle ma diversissime nel carattere. Hanno visto la malattia da lontano, ma anche loro sono state attaccate. Una vive all'estero, e mi ha confessato delle sue nottate passate in bianco a pensare alla mia salute cagionevole, al fatto che potrei stare male da un momento all'altro. È triste quando lo sono anche io, cerca di darmi consigli, cerchiamo di fare progetti per il mio futuro, ma io dopo poco divento distaccata.
L'altra mia sorella vive in Italia, ci vediamo una volta a settimana. Adesso anche due, perché molto spesso passiamo giornate insieme, solo noi due, e mi riempe di positività. Sto bene con Lei, ma poi quando torno a casa, queste mura mi soffocano di nuovo. Vivo con impazienza quella che è l'attesa per il " giorno tra sorelle", quando viene decisa la data è quasi un conto alla rovescia.
Le mie sorellone cercano di aiutarmi, ogni tanto mi chiedono notizie sulla mia situazione, ogni tanto cercano di sdrammatizzare quando diventa tutto " pesante", e fanno bene.
Ho due nipoti, uno di 6 anni l'altro di 4... anche loro intaccati da questa malattia?
Forse il più grande, forse F.
So che tutti quello che sto facendo per venire fuori da questa situazione, per non tornare indietro, lo faccio per loro. Loro che meritano una zia migliore, con la quale poter cucinare una torta, o mangiare merenda, o guardare un film con tranquillità. Loro meritano il meglio, e mi vengono sempre le lacrime agli occhi a pensare a F. Che pochi mesi fa mi ha detto " devo farti guarire da questo mal di pancia"... e A, il più piccolo, nato e cresciuto in questa situazione sembra non farci troppo caso per adesso. Spero.
Vorrei essere una persona migliore.
mercoledì 3 dicembre 2014
Dancing !
Sono tornata dalle lezione di Dancing.
Ballare e cantare per sfogarsi, per non pensare. E per pochi secondi, a volte un minuto riesco a staccare la spina, ovvero non penso a me, al mio fisico, al peso, al cibo, ma ai passi di danza che devo fare.
Ok, a me è sempre piaciuto ballare, il mondo della danza mi attira parecchio anche se ho scelto quello della pallavolo. E oggi sorrido per questa mia scelta, perchè la prima volta che l'istruttrice di dancing mi ha vista, ha detto di dimenticarmi tutti i passi della danza classica perchè quel corso era diverso. Io le ho subito risposto " ma io con la danza non ho mai avuto niente a che fare, anzi non so muovermi" e lei mi ha risposto più o meno così: " ah scusami, è solo che il tuo fisico così esile e minuto e il tuo portamento, mi hanno fatta pensare subito ad una ballerina di classica... beh ancora meglio, ti divertirai di più!".
Ed è vero, quando non mi vedo riflessa nel mega specchio mi " diverto"... penso alla musica, ai passi, alla canzone... ma poi ecco che spunta anche solo la mia mano su quel dannato specchio e subito ritorno alla relatà, ovvero " così bruci calorie, forza, balla e salta. Ti vedi allo specchio? la scorsa settimana eri più magra, adesso sei ingrassata, quindi? muoviti dai, sei la solita pigrona. E sai che non è un'ora di questa ginnastica a farti dimagrire, dovresti far ben altro, decidi tu cosa".
Datemi uno schiaffo, e anche forte.
Non riesco a riprendermi.
Ballare e cantare per sfogarsi, per non pensare. E per pochi secondi, a volte un minuto riesco a staccare la spina, ovvero non penso a me, al mio fisico, al peso, al cibo, ma ai passi di danza che devo fare.
Ok, a me è sempre piaciuto ballare, il mondo della danza mi attira parecchio anche se ho scelto quello della pallavolo. E oggi sorrido per questa mia scelta, perchè la prima volta che l'istruttrice di dancing mi ha vista, ha detto di dimenticarmi tutti i passi della danza classica perchè quel corso era diverso. Io le ho subito risposto " ma io con la danza non ho mai avuto niente a che fare, anzi non so muovermi" e lei mi ha risposto più o meno così: " ah scusami, è solo che il tuo fisico così esile e minuto e il tuo portamento, mi hanno fatta pensare subito ad una ballerina di classica... beh ancora meglio, ti divertirai di più!".
Ed è vero, quando non mi vedo riflessa nel mega specchio mi " diverto"... penso alla musica, ai passi, alla canzone... ma poi ecco che spunta anche solo la mia mano su quel dannato specchio e subito ritorno alla relatà, ovvero "
Datemi uno schiaffo, e anche forte.
Non riesco a riprendermi.
martedì 2 dicembre 2014
erano le 18 di un pomeriggio... e Lei mi riconosce?
Alle 18 di un semi-tranquillo pomeriggio autunnale, mi dirigo al negozio per animali con il fine di comprare le crocchette al mio cagnolino... Alla fine di tutto c'è l'ho fatta e ci ho anche guadagnato due porta chiavi e un disco orario per la macchina di una marca di cibo per cani. Così sono uscita dal negozio soddisfatta del mio acquisto.
Ma non è questo il punto.
Questa è la fine del mio semi-tranquillo pomeriggio, c'è un lasso di tempo che va dalle 18 alle 18 e 20 circa in cui sono stata in piedi, fuori dal negozio a fissare il vuoto e pensare, ricordare, pensare e ribollire di rabbia.
Erano le 18 e all'entrata del negozio noto un viso conosciuto.
Ho sentito le sinapsi del mio cervello lavorare, collegarsi tra loro, illuminarsi ( se fosse anche possibile)... quella era la dottoressa dell'ambulatorio che mi aveva dato la prima dieta in assoluto per l'iperinsulinemia, la dieta che poi mi ha fatta scivolare giù nella malattia entrando a conoscenza dei cardoidrati, grassi, zuccheri, proteine, mamma grassa e massa magra ecc...
Me la sono vista passare davanti e avrei voluto chiamarla, avrei voluto parlarle, forse le avrei solo chiesto " mi riconosce?"
Sì, sono io. Quella ragazzina che a 54 chili per lei - non aveva chili da perdere-, ma che a 48 chili - aveva perso il peso in eccesso-.
Sì sono io, quella bambina ormai grande che mangiava almeno un dolce al giorno, che tre volte a settimana faceva colazione con il croissant, che da merenda si mangiava pane e nutella, cioccolata calda, latte e biscotti, pane e prosciutto, frutta sciroppata, thè zuccherato...
ricordo di esser stata timida mentre le raccontavo come andava lo studio liceale.
Li vede i miei occhi? se sì, li legge? alcune persone mi dicono che sono dolci ma allo stesso tempo tanto tristi. La legge la rabbia? il fuoco nei miei occhi?
Sa, come c'era scritto in quella dieta non mangio nessun dolce; l'unica cosa semi dolce che arriva alla mia bocca sono i corn fakes della colazione. Avrei una gran voglia di mangiare un biscotto, una fetta di torta fatta in casa, anche solo un quadratino di cioccolato, ma non riesco, non posso perchè dopo si scatenerebbe l'inferno, dopo dovrei punirmi, e non so se fa più male rinunciare alle pietanze piuttosto che cadere in tentazione e poi odiarsi a morte e non voler più uscire di casa.
Le vede le mie mani? ho le unghie strappate, le pellicine sanguinanti, eppure metto lo smalto.
E il mio viso? ha notato che non lo trucco nemmeno più? io adoro il make-up, ma non sento di dover valorizzare la mia faccia, così come nessuna parte del mio corpo.
E la sente la guerra in corso nella mia testa? i crampi allo stomaco? e il freddo nelle ossa? quello è micidiale, non bastano gli strati di vestiti per corpirsi e poi sono così pesanti da portare tanti indumenti addosso, ho male a tutti i muscoli della schiena e braccia.
Mi riconosce ancora? ho circa 18 chili in meno, eppure sono un macigno.
E mentre pensavo, quell'audi nera si allontanava dal parcheggio e rimasi sola, con la mia borsa rossa e il peso dei ricordi.
Ma non è questo il punto.
Questa è la fine del mio semi-tranquillo pomeriggio, c'è un lasso di tempo che va dalle 18 alle 18 e 20 circa in cui sono stata in piedi, fuori dal negozio a fissare il vuoto e pensare, ricordare, pensare e ribollire di rabbia.
Erano le 18 e all'entrata del negozio noto un viso conosciuto.
Ho sentito le sinapsi del mio cervello lavorare, collegarsi tra loro, illuminarsi ( se fosse anche possibile)... quella era la dottoressa dell'ambulatorio che mi aveva dato la prima dieta in assoluto per l'iperinsulinemia, la dieta che poi mi ha fatta scivolare giù nella malattia entrando a conoscenza dei cardoidrati, grassi, zuccheri, proteine, mamma grassa e massa magra ecc...
Me la sono vista passare davanti e avrei voluto chiamarla, avrei voluto parlarle, forse le avrei solo chiesto " mi riconosce?"
Sì, sono io. Quella ragazzina che a 54 chili per lei - non aveva chili da perdere-, ma che a 48 chili - aveva perso il peso in eccesso-.
Sì sono io, quella bambina ormai grande che mangiava almeno un dolce al giorno, che tre volte a settimana faceva colazione con il croissant, che da merenda si mangiava pane e nutella, cioccolata calda, latte e biscotti, pane e prosciutto, frutta sciroppata, thè zuccherato...
ricordo di esser stata timida mentre le raccontavo come andava lo studio liceale.
Li vede i miei occhi? se sì, li legge? alcune persone mi dicono che sono dolci ma allo stesso tempo tanto tristi. La legge la rabbia? il fuoco nei miei occhi?
Sa, come c'era scritto in quella dieta non mangio nessun dolce; l'unica cosa semi dolce che arriva alla mia bocca sono i corn fakes della colazione. Avrei una gran voglia di mangiare un biscotto, una fetta di torta fatta in casa, anche solo un quadratino di cioccolato, ma non riesco, non posso perchè dopo si scatenerebbe l'inferno, dopo dovrei punirmi, e non so se fa più male rinunciare alle pietanze piuttosto che cadere in tentazione e poi odiarsi a morte e non voler più uscire di casa.
Le vede le mie mani? ho le unghie strappate, le pellicine sanguinanti, eppure metto lo smalto.
E il mio viso? ha notato che non lo trucco nemmeno più? io adoro il make-up, ma non sento di dover valorizzare la mia faccia, così come nessuna parte del mio corpo.
E la sente la guerra in corso nella mia testa? i crampi allo stomaco? e il freddo nelle ossa? quello è micidiale, non bastano gli strati di vestiti per corpirsi e poi sono così pesanti da portare tanti indumenti addosso, ho male a tutti i muscoli della schiena e braccia.
Mi riconosce ancora? ho circa 18 chili in meno, eppure sono un macigno.
E mentre pensavo, quell'audi nera si allontanava dal parcheggio e rimasi sola, con la mia borsa rossa e il peso dei ricordi.
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