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venerdì 12 dicembre 2014

ritratti psicologici di una famiglia

Ho scritto tanti post da quando ho aperto il mio blog, ma non mi sono mai soffermata sul dolore che i disturbi alimentari portano nella famiglia di chi ne soffre... perché è vero che siamo noi a stare male, ma più guardo la mia famiglia, più mi sento in colpa per cosa gli sto facendo passare e cosa gli ho fatto passare. Non soffre solo il malato, ma anche tutta la famiglia e le persone che gli vogliono bene, sono sofferenze diverse ma si tratta sempre di dolore.
Potrei delineare dei ritratti psicologici della mia famiglia, e forse qualcuno potrà rivedere in questi i suoi genitori o alcune madri o padri potranno identificarsi con i miei...
Mia madre, ogni giorno, quando mi sveglio si preoccupa se ho dormito o no, forse perché in passato le notti erano in bianco. Ha molto spesso lacrime agli occhi quando mi guarda, mi chiama "ragnetto" accennando un sorriso per descrivere il mio fisico, ma dietro si vede che ci sta male. Ha difficoltà nel domandarmi cosa prevede "la mia dieta", è preoccupata quando deve cucinare non solo per mio padre ma anche per la famiglia di mia sorella. È come se il cibo fosse diventato un problema per lei, non a livello di fisico, ma ha paura di non cucinare più bene come una volta, non riesce a chiedermi consigli culinari che ogni madre chiederebbe ad una figlia di 20 anni. Passa delle giornate in cui è triste, arrabbiata con sé stessa. In quei giorni diventa intrattabile. E io vorrei tanto sparire quando la situazione è così, mi chiedo che razza di persona sono, far così male a chi mi ha messo al mondo.
Mio padre osserva tutto in silenzio, ormai non prova più a fare osservazioni sulla mia alimentazione,  ha paura delle mie aggressioni verbali. Ogni tanto mi abbraccia o mi sorride, spesso mi ricorda a fatti e parole che lui mi vuole bene. È premuroso, si preoccupa sempre per la mia salute. Ogni tanto cerca di instaurare un dialogo con me, soprattutto quando mi vede triste, ma la sua buona volontà cade dopo pochi secondi a causa del mio brutto carattere... ed ecco che mi chiedo di nuovo che razza di persona sono.
Ho due sorelle, gemelle ma diversissime nel carattere. Hanno visto la malattia da lontano, ma anche loro sono state attaccate. Una vive all'estero, e mi ha confessato delle sue nottate passate in bianco a pensare alla mia salute cagionevole, al fatto che potrei stare male da un momento all'altro. È triste quando lo sono anche io, cerca di darmi consigli, cerchiamo di fare progetti per il mio futuro, ma io dopo poco divento distaccata.
L'altra mia sorella vive in Italia, ci vediamo una volta a settimana. Adesso anche due, perché molto spesso passiamo giornate insieme, solo noi due, e mi riempe di positività.  Sto bene con Lei, ma poi quando torno a casa, queste mura mi soffocano di nuovo. Vivo con impazienza quella che è l'attesa per il " giorno tra sorelle", quando viene decisa la data è quasi un conto alla rovescia.
Le mie sorellone cercano di aiutarmi, ogni tanto mi chiedono notizie sulla mia situazione, ogni tanto cercano di sdrammatizzare quando diventa tutto " pesante", e fanno bene.
Ho due nipoti, uno di 6 anni l'altro di 4... anche loro intaccati da questa malattia?
Forse il più grande, forse F.
So che tutti quello che sto facendo per venire fuori da questa situazione,  per non tornare indietro, lo faccio per loro. Loro che meritano una zia migliore, con la quale poter cucinare una torta,  o mangiare merenda, o guardare un film con tranquillità. Loro meritano il meglio, e mi vengono sempre le lacrime agli occhi a pensare a F. Che pochi mesi fa mi ha detto " devo farti guarire da questo mal di pancia"... e A, il più piccolo, nato e cresciuto in questa situazione sembra non farci troppo caso per adesso. Spero.
Vorrei essere una persona migliore.

5 commenti:

  1. La cosa che abbiamo in comune è l'isolarsi... io potrei stare giorni interi senza rivolgerli parola. Forse inconsciamente li incolpo della mia situazione di salute... anche se davvero non ne hanno...
    Io mi sto sforzando di comunicare di più con loro.. è difficilissimo ma li vedo più contenti e cerco di continuare! Loro non sanno niente di me e purtroppo è solo colpa mia!
    "Impegnarsi" è il nostro mantra, ma spesso lo focalizziamo solo su cose che ci distruggono, impegnarsi a costruire un rapporto decente con i genitori, impegnarsi a non pensare troppo! Queste sono le cose che dovremmo fare.
    Sorprendi tua madre cucinando (o uscendo sola con lei) quando hai voglia tu o i tuoi nipotini, abbraccia tuo padre qnd ti va anche senza ragione... fagli capire che nei momenti "bui" non sei più tu, o meglio è una parte di te ma che ne esiste anche un altra... che scrive queste parole perché ama la sua famiglia!

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  2. Purtroppo è inevitabilmente vero che il dca è una malattia che va a ricadere non solo su di noi come singoli, ma anche sulle nostre famiglie.
    Però io credo che bisogna imoegnarci a cambiare le cose tanto per i familiari, quanto per noi stesse: perchè solo se si riescono a combinare le due cose si possono ottenere risultati positivi, almeno credo, poichè quando fai le cose solo per gli altri, alla fine senti che di per te non te ne viene niente, e combattere diventa ancora più difficile.
    Però io credo che la tua famiglia sia lì vicino a te proprio per supportarti, per cui penso che dovresti impiegare quanto meglio possibile la disponibilità dei tuoi genitori e delle tue sorelle: cercando di dialogare di più con loro, di spiegargli apertamente quali sono i tuoi problemi, e cosa possono fare loro per aiutarti, poichè in questo modo anche loro si sentiranno partecipi, non si sentiranno più impotenti di fronte alla situazione, e potranno darti concretamente un aiuto migliore, e credo che questo possa essere utile per tutti quanti. (O, per lo meno, io con i miei genitori e col mio fidanzato cerco di fare così, e ho buoni risultati.)
    Un abbraccioneeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!

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  3. In quello che scrivi vedo molta consapevolezza, ma anche troppo auto-incolparti. La prima fa bene, fa crescere, la seconda invece fa chiudere a riccio, fa tornare indietro. Tu invece devi andare avanti, stai andando avanti, quindi non ti "fustigare" con frasi come " che razza di persona sono", ma chiediti piuttosto che persona vuoi essere e comincia ad esserlo. Io vedo una persona che vuole riuscire a donare l'amore che riceve, per essere più libera. Coraggio!

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  4. Il fatto che tu ti renda conto che devi impegarti ad essere "migliore" anche per loro è un ottimo segno, secondo me. Una delle caratteristiche dei disturbi mentali e dei dca è, infatti, la sorta di isolamento nel quale ci si rinchiude, la cortina di ferro che solleviamo tra noi e il resto del mondo, e uscirne è già un grande passo verso la guarigione. È vero che la malattia fa soffrire tutti, ma sappi che ti vogliono bene e non te ne fanno una colpa (quante volte mi sono sentita una merda per aver rovinato le giornate ai miei parenti ed amici), vogliono solo che tu stia bene!
    Un abbraccio!

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  5. Grazie per le vostre parole ragazze... i vostri consigli si assomigliano, ne ho preso nota e cercherò di ricordarmeli, soprattutto in questi giorni un po ' di attrito con mia madre... collaborare aiuta, spero tanto che un giorno riuscirò a cambiare.
    Vi abbraccio forte

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