C'è una parte di me che vorrebbe urlare a squarciagola " ehi ci sono anche io, voi dove siete? "?.. adesso questa parte si sta attenuando, sto prendendo coscienza che anche io sono una persona, che anche io sono importante e , oltre a rispettarmi devo farmi rispettare. Sono una ragazza, con le mie idee, i mie problemi, i miei sogni, e nessuno me li può togliere. Devo tirare solo fuori la grinta per dire un no, per dire la mia di idea, per prendere le decisioni da sola. Sembra facile, ma non lo è affatto, io che sono abituata a correre da mia mamma appena mi trovo davanti a un dubbio, a un problema o ad una scelta da prendere.
In passato, il modo per affermarmi, era il mio corpo .
L'unico modo per gridare il mio dolore era dimagrire, mostrare il mio corpo scheletrico a tutti, era come un grido d'aiuto. Visto che non riuscivo a parlare a voce, facevo in modo che fosse il mio corpo a parlare, attraverso quel calvario al quale lo sottoponevo ogni giorno.
Ora le cose sono cambiate, solo in parte. Non riesco ancora a parlare, a esprimere bene il dolore che provo, e che infondo nemmeno io saprei descrivere. Ma basta parlare con il corpo.
Corpo, fisico, peso. Basta. Tanto non è che appena raggiungo un peso ragionevole sono guarita, no, non funziona così. Il dolore che provo dentro, il disagio che una persona affetta da dca prova, non è traducibile in parole, non si può capire se non lo si vive in prima persona.
Conosco molte ragazze affette da dca; alcune sono magre, alcune sottopeso, alcune perfettamente normali, ma continuano a lottare, perché è una questione psicologica molto complessa, che neanche chi la vive sa parlarne perfettamente ...
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